ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 20 aprile 2017

«Dal futurismo al ritorno all’ordine», dieci anni di arte italiana in mostra a Torino

È il febbraio del 1910 quando i pittori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo si riuniscono a Milano per firmare il «Manifesto dei pittori futuristi». È l’inizio di un periodo importante per l’arte italiana che, grazie a un gruppo di giovani ribelli nei confronti della tradizione e dei linguaggi dell’Accademia, si apre alla modernità. A ripercorrere questa storia è, fino al prossimo 18 giugno, la mostra «Dal futurismo al ritorno all’ordine», allestita per la curatela di Nicoletta Carbone e dello Studio Berman di Giuliana Godio al Museo Accorsi – Ometto di Torino. Settantadue opere provenienti da rinomati musei e archivi storici italiani ed europei, come il Mart di Rovereto e la Fondazione VAF-Stiftung di Francoforte sul Meno, ripercorrono la nostra storia pittorica dal 1910 al 1920, un «decennio cruciale» nel quale la ribellione futurista cede il passo al «ritorno al candore» del periodo simbolista, fino ad approdare alla riconquista della tradizione mediterranea anche attraverso linguaggi metafisici o richiami a una «moderna classicità».
Ad aprire il percorso espositivo sono opere del Futurismo storico. Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Gino Severini, Carlo Carrà e Fortunato Depero sono, insieme con il teorico Filippo Tommaso Marinetti, i protagonisti indiscussi di questa prima parte della rassegna, nella quale trovano spazio anche indipendenti come Mario Sironi, Achille Funi, Antonio Sant’Elia, Adriana Bisi Fabbri e Gerardo Dottori.
Tra i pezzi esposti che permettono di comprendere appieno l’innovazione data dal linguaggio futurista all’arte vi è l’opera l’«Antigrazioso» (1912-1913) di Umberto Boccioni, straordinario ritratto della madre che nel titolo cita un’indicazione di Marinetti a proposito della necessità di un’arte non accattivante, ma, anzi, deformatrice nel proprio dinamismo. «Antigraziosa» è anche la «Danzatrice» (1916) di Enrico Prampolini, una ballerina che sembra applicare fedelmente il Manifesto della danza futurista, nel quale si esaltava il ballo «disarmonico» e «sgarbato».
Paroliberismo e forme destrutturate caratterizzano questa sezione, nella quale trovano posto i rossi bagliori di «Chioma. I capelli di Tina» di Luigi Russolo, il travolgente «Paesaggio guerresco» di Fortunato Depero e la natura morta «Lacerba e bottiglia» (1914) di Carlo Carrà. La sezione futurista include anche la presenza di due fuoriusciti quali Romolo Romani, precursore delle tendenze astrattive, in mostra con le opere «Ritratto di Giosuè Carducci» (1906) e «Ritratto d’uomo» (1908)e Aroldo Bonzagni, testimone di un espressionismo di intonazione sociale, qui rappresentato dallo storico dipinto «Il tram di Monza» (1916).
La seconda sezione si articola in tre segmenti: simbolismi, secessionismi e primitivismi. Le opere di Alberto Martini e Lorenzo Viani dialogano con lavori di Felice Casorati, Tullio Garbari, Umberto Moggioli, Galileo Chini, Cipriano Efisio Oppo e molti altri.
Gigiotti Zanini, Pompeo Borra, Alberto Salietti rappresentano, invece, quella volontà di guardare al passato tipica del primitivismo, tendenza volta al recupero del primordio inteso come azzeramento delle stratificazioni culturali per ritrovare la semplicità e il candore di espressioni popolari, ingenue, ispirate anche ai trecentisti e quattrocentisti italiani, Giotto e Paolo Uccello innanzi a tutti.
A chiudere il percorso espositivo è la stagione del cosiddetto «Ritorno all’ordine», fenomeno di portata europea che, subito dopo la Grande guerra (1914-1918), traccia un recupero delle forme. È la stagione della Metafisica, illustrata in mostra da opere di Giorgio de Chirico («Composizione con biscotti e mostrine», 1916), Carlo Carrà («Le due sorelle», 1917), Filippo de Pisis («Natura morta», 1920), accostate a saggi della metafisica eterodossa, rappresentata da Mario Sironi e Achille Funi, per approdare alla poetica della corrente Valori Plastici, che dal 1918 diffonde il principio della supremazia culturale e artistica italiana.
In questo settore della mostra si intersecano differenti linguaggi, caratterizzati dai principi di sintesi, costruzione e plasticità. Ecco così due limpide nature morte di Ardengo Soffici come «Mele e calice di vino» (1919) e «Pera e bicchiere di vino» (1920) dialogare con la potenza e la solidità delle forme di «Macchina e tram» (1919) di Mario Sironi o con le «Donne alla fonte» di Rosai.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Umberto Boccioni, Antigrazioso, 1912-13. Olio su tela, cm 80 x 80. Fondazione FC per l’Arte; [fig. 2] Giacomo Balla, Figure + Paesaggio, 1914. Collage, cm 32x22. Collezione privata; [fig. 3] Giorgio Morandi, Natura morta con bottiglia e brocca, 1915. Incisione, cm 15,4x12,5. Collezione privata

Informazioni utili
«Dal futurismo al ritorno all’ordine». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, via Po, 55 – Torino. Orari: da martedì a venerdì, ore 10.00 – 13.00 e ore  14.00 – 18.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.00– 13.00 e ore 14.00– 19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00 (studenti fino a 26 anni, over 65, convenzioni). Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni:  tel. 011.837.688 int. 3  o info@fondazioneaccorsi-ometto.it. Sito internet: www.fondazioneaccorsi-ometto.it . Fino al 18 giugno 2017

mercoledì 19 aprile 2017

Ristampato a Bologna il catalogo della storica Settimana internazionale della performance

Sono passati quarant’anni dalla prima edizione della Settimana internazionale della performance, che si tenne nel giugno del 1977 alla Galleria d'arte moderna di Bologna, ad eccezione dell'azione di Hermann Nitsch -che ebbe luogo nello spazio centrale di quella che all'epoca era l’ex chiesa di Santa Lucia- a - e di alcune installazioni nella città. Per ricordare questa ricorrenza il Comune di Bologna e l'Istituzione Bologna Musei stanno sviluppando un ampio progetto di valorizzazione dell'evento che fu un vero e proprio spartiacque per la cultura artistica della città e per la storia del museo stesso. Attraverso il recupero e la riproposizione delle fonti storiche e documentali, favorendo l'accesso del pubblico a materiali non facilmente reperibili, il Mambo - Museo d’arte moderna di Bologna vuole rendere disponibili testimonianze e documenti relativi alle azioni performative, per definizione immateriali e non permanenti, che si succedettero dal 1 al 6 giugno 1977, riportando al clima stesso di quell'esperienza.
Come primo atto delle celebrazioni del quarantennale della Settimana della performance (che vedranno la realizzazione in città di molte iniziative ad essa ispirate come l'imminente Live Arts Week e la mostra di Ginevra Grigolo al Mambo), grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, le Edizioni Mambo hanno realizzato la ristampa anastatica del volume di documentazione della manifestazione, edito nel 1978 da La Nuova Foglio Editore con il titolo «La Performance», diventato nel tempo introvabile e attualmente non disponibile per il pubblico.
Il catalogo, identico per contenuti a quello originale, presenta il materiale fotografico relativo alle performance che videro la partecipazione di numerosi artisti, tra i quali Marina Abramović e Ulay, Laurie Anderson, Giuseppe Chiari, Fabio Mauri, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Vettor Pisani e Fabrizio Plessi. Il volume si apre con la prefazione di Franco Solmi, allora direttore della galleria d’arte moderna, e prosegue con un testo critico di Renato Barilli e le schede firmate da Francesca Alinovi, Roberto Daolio e Marilena Pasquali suddivise secondo le sette categorie scelte come temi unitari di riferimento per le performance: il corpo, i sensi, iperestesia, la musica, la parola, la ricerca dell'identità, la ricerca sul sociale.
Il testo, in vendita al corrainiMambo artbookshop, documenta quanto avvenne a Bologna quarant’anni fa per sei giorni, lungo le sale espositive e negli spazi esterni del museo, dove si succedettero ininterrottamente dal pomeriggio alla sera quarantanove azioni di artisti italiani e internazionali. «Sotto gli occhi di tutti, almeno dei presenti, avvengono -così ricorda Renato Barilli- le esibizioni nude e dirette del corpo con tutti i suoi prolungamenti; ma l’occhio nudo degli spettatori che fanno circolo è prontamente doppiato dai molti occhi meccanici o elettronici degli apparecchi fotografici e delle ‘camere’ che coi loro clic e il loro tenace ronzio fanno da sottofondo…». La riflessione del curatore metteva così a fuoco il carattere particolare di esperienze artistiche immateriali e impermanenti e la necessità di affidarne la testimonianza al film, al video e all’immagine fotografica.
Sempre nell’ambito delle celebrazioni per i quarant’anni della Settimana internazionale della performance, il Mambo propone la mostra «My way, A modo mio» che ripercorre quarantaquattro anni di attività di Ginevra Grigolo, figura chiave e punto di riferimento con la sua galleria Studio G7 nelle vicende dell'arte contemporanea a Bologna, precipuamente per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione.
La gallerista è omaggiata attraverso un’esposizione, visibile dal 30 aprile al 28 maggio, che riunisce nella Sala delle ciminiere e nelle stanze attigue centocinquanta opere di sessantuno artisti, in cui grandi presenze internazionali si affiancano ad artisti di generazioni più giovani.
Il percorso espositivo è volutamente non cronologico e rispecchia il gusto e le esperienze di Ginevra Grigolo, mescolando i percorsi tematici con cui si è confrontata negli anni. È lei stessa a raccontarlo: «gli anni Settanta mi hanno vista abbracciare il multiplo nella sua totalità, amandone il concetto e la forma. Ho inaugurato con Pistoletto, ho raccontato la pop americana ed inglese, ho conosciuto e dato spazio al gruppo dei torinesi, e poi ho cominciato un lavoro di personali dove la conoscenza dell’artista e la piena consapevolezza del suo lavoro sono state fondamentali per orientarmi al pezzo unico. L’amore per la pittura è stato affiancato dal fascino che ha sempre provocato in me anche la scultura [...]. Tengo molto a sottolineare come ogni artista sia stato per me scoperta, conoscenza e amicizia, e come ricordo tutti con equa importanza nella diversità di ricerca che hanno condiviso con me. […] La mostra vuole dunque raccontare con fare divertito e consapevole quella che è la mia storia, includendone i momenti più importanti e sottolineando come ciò che è entrato in galleria è riuscito anche a trovare dimora in spazi pubblici e privati. Non si tratta di qualcosa di cronologico, è amore per l’arte e per quello a cui ho dedicato tutta la mia vita».
Tra le opere in mostra, di cui rimarrà documentazione in un catalogo edito da Corraini, spicca un video inedito di Marina Abramovic, della quale rimane memorabile per la storia della galleria la performance con Ulay che si tenne nel 1977, dal titolo «Relazione nel tempo»: i due artisti rimasero seduti schiena contro schiena con i capelli legati tra loro per diciassette ore. Mentre David Tremlett, che fu chiamato per la prima volta allo Studio G7 nel 1998 e in seguito realizzò a Bologna l'opera permanente A new light nella cappella di Palazzo Re Enzo, ha realizzato appositamente per la mostra un wall drawing site specific di grandi dimensioni.
Il pubblico potrà, inoltre, vedere un'ampia scelta di pubblicazioni (come la rivista mensile «G7 Studio» nata nel 1976), fotografie d'epoca e materiali documentari relativi alla storia della galleria.

Informazioni utili
Catalogo «La Performance». Testi di Francesca Alinovi, Renato Barilli, Roberto Daolio, Marilena Pasquali, Franco Solmi. Edizioni Mambo, Bologna 2017. Dati tecnici: 21 x 28 cm, pp. 200 b/n. ISBN: 978-88-96296-13-4. Prezzo: € 25,00. Informazioni: Mambo – Museo d'arte moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna, sito web: www.mambo-bologna.org.

.«My way, A modo mio». Mambo, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì, domenica e festivi, ore 10.00 – 18.00 (fino alle ore 19 nei martedì degli incontri con gli artisti); giovedì, venerdì e sabato, ore 10.00 – 19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero mostra € 6,00, ridotto mostra € 4,00 (Card Musei Metropolitani Bologna e altre riduzioni); intero cumulativo € 10,00, ridotto cumulativo € 8,00. Informazioni: tel. 051. 6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito web: www.mambo-bologna.org. Dal 30 aprile al 28 maggio 2017.

martedì 18 aprile 2017

«2200 anni lungo la Via Emilia»: eventi a Parma, Modena, Reggio e Bologna


La via Emilia si mette in mostra e racconta i suoi duemiladuecento anni di storia. Lo fa coinvolgendo tre città che sorgono su di essa, tutte costruite da Marco Emilio Lepido, console esponente della gens Aemilia: Modena (l’antica Mutina) e Parma, diventate colonie nel 183 a. C., ma anche Reggio Emilia, istituita come forum negli stessi anni con il nome di Regium Lepidi.
Su questa importante arteria viaria che collega i maggiori centri dell’attuale Regione Emilia Romagna, hanno viaggiato dall'antichità, e viaggiano ancora ai giorni nostri, le merci e i prodotti di un'economia florida, ma anche popoli, genti, donne e uomini con il proprio bagaglio di esperienze, idee, sensibilità, lingue e credi differenti, consentendo così il formarsi di una cultura aperta, che affonda le radici in una società che fa dell'accoglienza una delle sue maggiori risorse.
Per celebrare la via Emilia -non solo asse di collegamento, ma anche presidio politico in quello che un tempo era lo Stato dei Boi, barriera ideale contro le popolazioni liguri, cerniera fra l’Italia centrale e i coloni stabiliti in Gallia- è nato un programma ricco di eventi, incontri, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e mostre, che intende non solo valorizzare le origini romane di Modena, Parma e Reggio Emilia, ma contestualizzarle nell’ambito del ruolo svolto fino ai nostri giorni dalla strada che le collega.
Il ponte fra romanità e contemporaneità è rappresentato con linguaggi diversi che vanno dall’esposizione dei reperti agli incontri di approfondimento scientifico, dalla narrazione alla street art, dalla multimedialità al gioco.
Il progetto, che si intitola «2200 anni lungo la Via Emilia», è promosso dall’Amministrazioni comunale delle tre città coinvolte e dalle Soprintendenze archeologia Belle arti e Paesaggio di Bologna e Parma, dal Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo per l'Emilia-Romagna e dalla Regione Emilia-Romagna.
Modena, definita da Cicerone «firmissima et splendidissima», propone al Foro Boario una grande mostra che si intitola appunto «Mutina Splendidissima» (dal 25 novembre all’8 aprile 2018), nella quale si racconta l’antica città romana al di sotto delle strade del centro storico, custodita dai depositi delle alluvioni che si verificarono in epoca tardoantica.
Già Plinio ricordava che Mutina basava la sua ricchezza su tre produzioni di eccellenza: ceramica pregiata, vino e lane (quest’ultime erano così importanti da essere addirittura citate nell’Editto dei prezzi del III secolo dopo Cristo). Nuove ricerche hanno fatto ritrovare tracce tangibili dell’economia della lana e individuare ville che ne controllavano il commercio.
Recentissime scoperte hanno portato anche alla luce decorazioni parietali con scene figurate tracciate con pigmenti pregiati, stucchi a rilievo ed elementi d’arredo di elevato pregio artistico, equiparabili a quelli provenienti da Pompei.
Coniugando dati epigrafici e storici verranno, inoltre, resi noti i profili dei mutinenses: dai primi coloni ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero.
Modena presenta anche un’altra serie di appuntamenti da non perdere, che spaziano dalla street art 3D con artisti internazionali invitati a creare varchi illusori verso il sottosuolo (dal 12 al 14 maggio) alla rievocazione storica (dal 7 al 10 settembre), dallo spettacolo «La città sepolta» con gli studenti del liceo classico Muratori-San Carlo (3 giugno) all’installazione site-specific di Eron (dal 15 al 17 settembre).
Reggio Emilia apre, invece, i festeggiamenti con la mostra «Lo Scavo in piazza. Una casa, una strada, una città» (dall’8 aprile al 31 agosto), che documenta la storia di un quartiere suburbano, alla luce degli scavi archeologici in piazza Vittoria; mentre «La buona strada. Regium Lepidi e la via Aemilia» (dal 23 novembre all’8 aprile 2018), descrive la fortuna della strada dagli antefatti in età preromana sino al Medioevo e riporta l'attenzione sulla figura del costruttore, il console Marco Emilio Lepido. Ricostruzioni di mezzi di trasporto e apparecchiature all’avanguardia come i caschi Oculus Rift, le postazioni olografiche di Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code consentiranno di conoscere meglio l’antica Regium Lepidi.
Ricco è anche il programma messo a punto dalla città di Parma, che nel mese di ottobre inaugurerà un nuovo spazio museale all’aperto nell’area di Ponte Ghiaia: «Aemilia 187 a. C.», un percorso pedonale archeologico urbano su diversi livelli e uno spazio-laboratorio polifunzionale, gestito dall’Università di Parma, nel quale troveranno spazio circa centosettanta reperti.
Tra le altre iniziative in programma in città, si segnalano le esposizioni «Archeologia e alimentazione nell’eredità di Parma romana» (dal 2 giugno al 16 luglio), che ripercorrerà le origini della cultura alimentare parmense, e «Alla scoperta della Cisa Romana» (dall’8 ottobre al 17 dicembre), con gli esiti della ricerca archeologica sul Monte Valoria. Completano il programma il concorso per giovani illustratori, i percorsi «Parma Sotterranea» alla scoperta della città nascosta, la «Festa della storia» e il simposio internazionale (12-13 dicembre).
La rassegna farà tappa anche a Bologna, dove è in programma, al Museo civico medioevale, l’evento principale: la «mostra «Medioevo svelato. Storie dell’Emilia Romagna attraverso l’archeologia», per la curatela di Sauro Gelichi e Luigi Malnati. L’esposizione, allestita dal 24 novembre al 2 aprile 2018, si configura come un viaggio nel tempo lungo quasi un millennio, dal V secolo agli inizi del Trecento, in una regione in cui ancora oggi sono profondamente radicati i confini fisici e gastronomici tra Emilia longobarda e Romagna bizantina.
Il racconto, articolato in sei sezioni, si dipana dalle trasformazioni delle città tardoantiche all’evoluzione degli insediamenti rurali, evidenziando il potere dei nuovi ceti dirigenti (Goti, Bizantini e Longobardi) attraverso la ritualità funeraria. Dopo un’istantanea sulle città nell’alto Medioevo, profondamente ridimensionate rispetto alla vitalità dei secoli precedenti e contrapposte al dinamismo dei nuovi empori commerciali, lo sguardo si allarga alla riorganizzazione delle campagne: villaggi, castelli, borghi franchi, pievi e monasteri).
La narrazione termina ciclicamente con la rinascita delle città, studiate nella nuova fase di età comunale: Parma e Ferrara (di cui verranno esposti oggetti di straordinario valore, perché conservati nonostante la deperibilità del materiale, il legno), Rimini e Ravenna, caratterizzate da rinnovato dinamismo e Bologna, rappresentata dalla più antica croce viaria lapidea (anno 1143), recuperata nel 2013 sotto il portico della chiesa di Santa Maria Maggiore (via Galliera).
Un’ulteriore mostra, intitolata «Alle soglie della Romanizzazione: Storia e Archeologia di Forum Gallorum» (dal 7 ottobre al 13 novembre), si terrà a Castelfranco Emilia. L’esposizione, in cartellone da illustrerà la nascita e l’evoluzione dell’insediamento di Forum Gallorum con un quadro ricostruttivo sul territorio e la sua economia, passando per l’analisi dell’ideologia funeraria e religiosa, che fornirà anche validi elementi per la lettura topografica dello scenario in cui si è svolta la famosa battaglia di Mutina del 43 a.C. Nella tenuta di Villa Sorra (Gaggio in piano) è in programma anche una iniziativa dedicata ai «grani antichi e al pane», con correlate degustazioni (8 ottobre).

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cesena (FC), particolare di missorium (piatto di uso simbolico-celebrativo) in argento (diametro cm 62 peso kg 6,6) con decorazione eseguita a niello nel tondo centrale, in cui sono raffigurate scene di banchetto e della vita agiata di un possidente terriero nella tardantichità. Il prezioso reperto si data al IV sec. d.C. ma è stato recuperato a Cesena nel 1948 presso via G. Bono in un deposito databile entro la metà del VI secolo (fenomeno della tesaurizzazione, occultamento di riserve di valore in momenti di instabilità politica). Museo Civico Archeologico di Cesena; [fig. 2] Russi (RA), pozzo della villa romana. Anforetta in ceramica a rivestimento rosso (VI-VII secolo). Deposito SABAP-RA; [fig. 3] Nicolò dell'Abate, L'incontro dei triunviri Ottaviano, Antonio e Lepido, 1546, dipinto murale su tela. Modena, Palazzo Comunale, sala del Fuoco; [fig. 4] Antefisse in terracotta dal santuario di Cittanova (MO). Fine III secolo a.C.; [fig. 5] Maschera decorativa in marmo, forse bocca di una fontana, da una domus nei pressi del Foro, Reggio Emilia, prima metà I sec. d. C., Musei Civici di Reggio Emilia. Credits: Carlo Vannini

Informazioni utili
http://www.2200anniemilia.it/

venerdì 14 aprile 2017

«Viaggi nell’antica Roma», due percorsi alla scoperta dei Fori di Augusto e Cesare

Due storie, due percorsi e uno straordinaio archeoshow per conoscere la storia dell’Urbe. Ritorna il progetto «Viaggi nell’antica Roma», per l’ideazione e la curatela di Piero Angela e Paco Lanciano, con la storica collaborazione di Gaetano Capasso e della direzione scientifica della Sovrintendenza capitolina.
L’iniziativa, partita nel 2014 con il Foro di Augusto e ampliata nel 2015 con il Foro di Cesare, ha raggiunto lo scorso anno un successo straordinario con oltre 140mila spettatori, provenienti da ogni parte del mondo e con un altissimo gradimento complessivo.
Partendo da pietre, frammenti e colonne presenti, con l’uso di tecnologie all’avanguardia, gli spettatori possono andare allo scoperta dei due luoghi capitolini grazie alla voce di Piero Angela (il servizio è disponibile in otto lingue: italiano, inglese, francese, russo, spagnolo, tedesco, cinese e giapponese) e a magnifici filmati e ricostruzioni che mostrano i luoghi così come si presentavano nell’antica Roma: una rappresentazione emozionante e allo stesso tempo ricca di informazioni dal grande rigore storico e scientifico.
Lo spettacolo all’interno del Foro di Cesare è itinerante. Si accede dalla scala accanto alla Colonna Traiana e si attraversa il Foro di Traiano su una passerella realizzata appositamente.
Attraverso la galleria sotterranea dei Fori Imperiali, aperta al pubblico nel 2015, si raggiunge il Foro di Cesare e si prosegue così fino alla Curia Romana.
Il racconto di Piero Angela, accompagnato da ricostruzioni e filmati, parte dalla storia degli scavi realizzati per la costruzione di via dei Fori Imperiali, quando un esercito di millecinquecento muratori, manovali e operai venne mobilitato per un'operazione senza precedenti: radere al suolo un intero quartiere e scavare in profondità tutta l'area per raggiungere il livello dell'antica Roma. Quindi si entra nel vivo della storia partendo dai resti del maestoso Tempio di Venere, voluto da Giulio Cesare dopo la sua vittoria su Pompeo e si può rivivere l’emozione della vita del tempo a Roma, quando funzionari, plebei, militari, matrone, consoli e senatori passeggiavano sotto i portici del Foro. Tra i colonnati rimasti riappaiono le taberne del tempo, cioè gli uffici e i negozi del Foro e, tra questi, il negozio di un nummulario, una sorta di uffici cambi del tempo. All'epoca c'era anche una grande toilette pubblica di cui sono rimasti curiosi resti. Per realizzare il suo Foro, Giulio Cesare dovette espropriare e demolire un intero quartiere e il costo complessivo fu di cento milioni di aurei, l'equivalente di almeno trecento milioni di euro. Accanto al Foro fece costruire la Curia, la nuova sede del Senato romano, un edificio che ancora esiste e che, attraverso una ricostruzione virtuale, è possibile rivedere come appariva all'epoca.
In quegli anni, mentre la potenza di Roma cresceva a dismisura, il Senato si era molto indebolito e fu proprio in questa situazione di crisi interna che Cesare riuscì a ottenere poteri eccezionali e perpetui. Grazie al racconto di Piero Angela si potrà conoscere più da vicino quest’uomo intelligente e ambizioso, idolatrato da alcuni, odiato e temuto da altri.
Il racconto del Foro di Augusto parte, invece, dai marmi ancora visibili al suo interno e, attraverso una multiproiezione di luci, immagini, filmati e animazioni, il racconto di Piero Angela si sofferma sulla figura di Augusto, la cui gigantesca statua, alta ben dodici metri, era custodita accanto al tempio dedicato a Marte Ultore. Con Augusto Roma ha inaugurato un nuovo periodo della sua storia: l'età imperiale è stata, infatti, quella della grande ascesa che, nel giro di un secolo, ha portato Roma a regnare su un impero esteso dall'attuale Inghilterra ai confini con l'attuale Iraq, comprendendo gran parte dell'Europa, del Medio Oriente e tutto il Nord Africa. Queste conquiste portarono l'espansione non solo di un impero, ma anche di una grande civiltà fatta di cultura, tecnologia, regole giuridiche, arte. In tutte le zone dell'Impero ancora oggi sono rimaste le tracce di quel passato, con anfiteatri, terme, biblioteche, templi, strade.
Dopo Augusto, del resto, molti altri imperatori lasciarono la loro traccia nei Fori imperiali. Roma a quel tempo contava più di un milione di abitanti: nessuna città al mondo aveva mai avuto una popolazione di quelle proporzioni; solo Londra nell'800 ha raggiunto queste dimensioni. Era la grande metropoli dell'antichità: la capitale dell'economia, del diritto, del potere e del divertimento.
Con il mese di aprile si potenziano anche le possibilità di partecipare all’archeo-show «L’Ara come era», che porta ala scoperta dell’Ara Pacis, importante monumento romano costruito tra il 13 e il 9 a.C. per celebrare la pace instaurata da Augusto sui territori dell’impero. Grazie alla recente integrazione tra computer grafica e realtà virtuale, il percorso di visita combina riprese cinematografiche dal vivo, ricostruzioni in 3D e immersioni a 360 gradi nel luogo, il tutto spiegato dalla voce degli attori Luca Ward e Manuela Mandracchia.


Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Foro di Cesare. Foto di Andrea Franceschini; [fig. 4] Foro di Augusto. Foto di Andrea Franceschini; [fig. 5] Ara Pacis, Roma

Informazioni utili
Viaggi nell’antica Roma. Foro di Augusto, via Alessandrina tratto prospiciente Foro di Augusto e Foro di Cesare, in prossimità della Colonna Traiana – Roma. Quando: Foro di Augusto - dal 13 aprile al 30 aprile, ore 20.20 – 21.20 – 22.20; dal 1° maggio al 31 agosto, ore 21.00 – 22.00 – 23.00; dal 1° settembre al 30 settembre, ore 20.00 – 21.00 – 22.00; dal 1° ottobre al 31 ottobre, ore 19.00 – 20.00 – 21.00 – 22.00; dal 1° novembre al 12 novembre: ore 19.00 – 20.00 – 21.00 | Foro di Cesare (spettacoli ogni 20 minuti) - dal 13 aprile al 30 aprile, ore 20.20 – 22.40; dal 1° maggio al 31 maggio, ore 20.40 – 23.20; dal 1° giugno al 31 luglio, ore 21.00 – 23.40; dal 1° agosto al 31 agosto, ore 20.40 – 23.40; dal 1° settembre al 30 settembre, ore 20.00 – 23.20; dal 1° ottobre al 31 ottobre, ore 19.00 – 22.20; dal 1° novembre al 12 novembre, ore 18.20 – 22.00. Ingresso: singolo spettacolo, intero € 15,00, ridotto € 10,00 | combinato Foro di Augusto + Foro di Cesare, intero € 25,00, ridotto € 17,00 | gruppi (gruppi superiori alle dieci unità, solo per spettacoli del lunedì, martedì e mercoledì, escluse festività); singolo spettacolo € 10,00; combinato Foro di Cesare + Foro di Augusto € 17,00. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito internet: www.viaggioneifori.it - www.turismoroma.it. Dal 13 aprile al 12 novembre 2017. 

L’Ara com’era. Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) – Roma. Ingresso: fino al 25 marzo - venerdì e sabato, dalle ore 19.30 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23); dal 31 marzo al 15 aprile - venerdì e sabato, dalle ore 20.00 alle ore 24.00 (ultimo ingresso ore 23); dal 21 aprile al 30 ottobre - tutte le sere, dalle ore 20 alle ore 24 (ultimo ingresso ore 23); giorni di chiusura - 1 gennaio, 1 maggio, 24, 25, 31 dicembre. Ingresso: intero € 12,00; ridotto € 10,00. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00) . sito internet www.arapacis.it. Dal 21 aprile al 31 ottobre 2017.



giovedì 13 aprile 2017

La Roma «zingaresca e orientale» della Raphaël in mostra a Longiano

È un omaggio a tutto tondo all’opera di Antonietta Raphaël (Kaũnas, Lituania, 1895 – Roma 1975) la mostra antologica allestita, fino al prossimo martedì 25 aprile, al Castello malatestiano di Longiano, nelle sale della Fondazione Balestra. La rassegna -curata da Giuseppe Appella, che, con Giulia Mafai, ha appena dato alle stampe il catalogo ragionato della produzione scultorea dell’artista (Allemandi, Torino 2016)- allinea un centinaio di disegni datati tra il 1925 e il 1974, quindici sculture realizzate tra 1933 e il 1971, e il corpus completo delle opere grafiche (1948–1974).
Pittrice e scultrice dal temperamento inquieto, Antonietta Raphaël è stata definita «la signora bizzarra venuta dal ghetto baltico», perché, attraverso un vibrante e corposo realismo, ha dato vita a suggestioni contraddittorie, guardando sia al sensualismo plastico di Rodin sia al primitivismo di Jacob Epstein.
Dopo essersi diplomata in pianoforte nel 1915, alla Royal Academy di Londra, l’artista lituana giunse a Roma, dove sposò nel 1935 Mario Mafai. Con il marito e con Scipione, la Raphaël fondò la Scuola di via Cavour, fulcro della futura Scuola romana, che si opponeva al novecentismo ufficiale e, quindi, era lontana dal ritorno all’ordine, dal recupero della tradizione primitiva e rinascimentale, secondo premesse già espresse dalla pittura metafisica e dal realismo sintetico di Severini.
Le prime opere pittoriche dell’artista mostrano di risentire dell’influenza di Soutine, Chagall e dei Fauves: la città e la sua veste architettonica sono tra i soggetti privilegiati dalla pittrice. In queste opere si ritrova quello che Alfredo Mezio ha definito «un romanismo contaminato da un folklore orientale». Un’espressione, questa, che trova conferma in un successivo giudizio di Alberto Moravia: «curiosamente Roma, città museo sede di cento accademie dedicate al defunto classicismo umanistico, è diventata nei dipinti della Raphaël zingaresca, orientale, evanescente». Ne danno prova opere come «Colosseo», «Passeggiata archeologica», «L’arco di Settimio Severo». Il «sapore prettamente russo», tendente all’arabesco «di gusto arcaico e popolaresco», oltre che il respiro internazionale e la portata innovatrice dell’opera dell’artista -doti oggettivamente apprezzate dalla critica- non fecero, però, la sua fortuna in campo espositivo. Forse per un eccesso di esotismo dei suoi lavori, sono, infatti, poche le mostre che la Raphaël realizzò in vita.
A partire dal 1930 l’artista lituana si dedicò intensamente alla scultura, lavorando, in grande concentrazione e solitudine, nello studio dell’amico scultore Ettore Colla. «Miriam che dorme» e «Simona col pettine» risalgono a quegli anni e in esse si può verificare l’estraneità dell’artista dalla scultura italiana del tempo. In questa fase i suoi riferimenti sono piuttosto Maillol e la plastica francese, da Bourdelle e Despiau.
Per chi volesse saperne di più sulla produzione scultorea dell’artista oggi è anche disponibile un catalogo ragionato, frutto di una lunga ricerca tra fonti sparse ed eterogenee: fotografie, diapositive, cataloghi, lettere, diari a altri documenti. Questi preziosi quanto caotici materiali, rintracciati negli archivi di famiglia e in numerosi musei, istituzioni, gallerie, collezioni e archivi privati, chiariscono definitivamente dubbi e incongruenze relative a datazioni e attribuzioni. Dalla visione totale dell'opera emerge chiaramente come Raphaël sia stata una delle artiste più importanti del Novecento.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Gatto, 1940, inchiostro; [fig. 2] Nudo, 1967, inchiostro acquarellato; [fig. 3] Donna del popolo con bambino, 1956, gesso

Informazioni utili
Antonietta Raphaël - Disegni, sculture, dipinti e opere grafiche 1925-1974. Castello Malatestiano, piazza Malatestiana, 1 - Longiano (FC). Orari: dal martedì alla domenica e i giorni festivi, ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00. Ingresso: intero € 7,00, ridotto (over 65 anni, docenti, gruppi 10 persone min., convenzioni) € 5,00, ridotto speciale studenti € 3,00, gratuito per under 13 anni accompagnati, disabili e accompagnatori, giornalisti, residenti nel Comune di Longiano. Informazioni: tel.0547.665850. Sito internet: www.fondazionetitobalestra.org. Fino al 25 aprile 2017.