ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 17 ottobre 2016

Un «Flauto magico» contemporaneo e incantato per la Stagione lirica di Padova

Un «Flauto magico incantato, fatto di passaggi segreti, di muri che nascondono realtà altre», dove man mano «appaiono bambini fatati, regine disperate e oggetti prodigiosi»: così Federico Bertolani racconta il suo allestimento dell’opera mozartiana in cartellone venerdì 28 ottobre, alle ore 20.45, e domenica 30 ottobre, alle ore 16.00, al teatro Verdi di Padova.
La produzione, firmata dal Sociale di Rovigo e dal Bassano Operafestival, vedrà salire sul podio dell’Orchestra di Padova e del Veneto e del Coro lirico Veneto, preparato da Sergio Balestracci, il maestro Giuliano Betta, dal 2009 direttore stabile al Teatro di Basilea. Le scene sono di Giulio Magnet¬to e i costumi sono firmati da Manuel Pedretti.
Singspiel, in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder, «Die Zauberflöte» appartiene agli ultimi capolavori di Mozart, che iniziò a comporlo probabilmente nel maggio del 1791, a neanche sei mesi dalla morte. L’opera vide la luce a Vienna il 30 settembre 1791 con la direzione del compositore e con lo stesso Schikaneder nel ruolo di Papageno. Fiaba iniziatica, racconto mistico-onirico, percorso simbolico-massonico: da qualsiasi angolatura lo si consideri, «Die Zauberflöte» resta, comunque, uno degli indiscussi capolavori mozartiani. Tra ambientazioni esotiche e fantastiche e prove crudeli per conquistare la conoscenza, tra incantamenti musicali e minacciose forze ostili, si assiste alla vittoria finale del bene sul male e dell’amore sull’odio.
Di livello internazionale il cast. Sarà un felice ritorno a Padova, sia per il tenore Paolo Fanale, sulla scena dei più grandi teatri del mondo, nel ruolo del protagonista Tamino, sia per il soprano russo Ekaterina Sadovnikova nella parte della principessa Pamina. Arriverà, invece, nella città del Santo per la prima volta il baritono inglese John Chest, che interpreterà Papagheno. Mentre nell’impervio ruolo della Regina della Notte ci sarà il soprano greco Christina Poulitsi e in quello del sacerdote Sarastro il basso Wihelm Schwinghammer.
Completano il cast: Teona Dvali (Papagena), Alice Chinaglia (Prima dama), Cecilia Bagatin (Seconda dama), Alice Marini (Terza dama), Patrizio Saudelli (Monostato), Paolo Battaglia (Oratore degli iniziati), Carlo Agostini (Primo sacerdote/ Secondo armigero) e Luca Favaron (Secondo sacerdote/ Primo armigero), Elena Roversi, Giulia Moretto ed Elena Fontolan (fanciulli).
Un appuntamento, dunque, da non perdere quello con il secondo spettacolo della stagione lirica patavina grazie al quale la celebre opera mozartiana si trasforma in una favola metropolitana con forti accenti contemporanei, adatta a un pubblico di tutte le età. Il Flauto magico narra, infatti, la storia di un giovane principe, Tamino, che non conosce l’amore, non sa cosa sia il pericolo e non ha ancora scoperto la saggezza: solo grazie alla musica del suo flauto imparerà cosa significa diventare adulti, abbandonare l’istinto dei sensi e lasciarsi guidare dalla saggezza e dall’onestà, conquistando così l’amata Pamina.

Didascalie
[Fig. 1]  Christina Poulitsi; [fig. 2] Ekaterina Sadovnikova; [fig. 3] John Chest

Informazioni utili 
«Il Flauto magico», musica di Wolfgang Amadeus Mozart e libretto di Emanuel Schikaneder. Teatro Verdi, via dei Livello n.32 – Padova. Quando: Venerdì 28 ottobre 2016, ore 20.45 e domenica 30 ottobre, ore 16.00. Ingresso: da € 70,00 a € 28,00. Orari biglietteria: lunedì, dalle ore 15.00 alle ore 18.30; da martedì a venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.30; sabato, dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Prevendita online su www.teatrostabileveneto.it. Informazioni: tel. (+39)049.8205611 o manifestazioni@comune.padova.it.

venerdì 14 ottobre 2016

Gipsoteca Giudici, un nuovo museo a Lugano

Lugano si arricchisce di un nuovo museo. Sabato 22 ottobre (con inaugurazione alle ore 17) apre nella cittadina svizzera la Gipsoteca Gianluigi Giudici, costituita con lo scopo di assicurare in particolare la conservazione, la promozione e la diffusione delle opere dello scultore comasco, che ha molto operato nel Canton Ticino.
La nuova istituzione, ubicata nel condominio Central Park, si propone di attuare iniziative di carattere culturale, divulgativo ed educativo affinché l’arte in tutte le sue forme, come strumento di formazione ed espressione del pensiero e di comunicazione dei più profondi sentimenti umani, possa conquistare un maggior numero di fruitori e diventi punto di incontro tra culture diverse mediante il suo linguaggio universale.
Il percorso espositivo propone una selezione di sessanta opere (prevalentemente in gesso, ma anche in bronzo e su rame) esemplificative dell’itinerario creativo di Gianluigi Giudici, distribuite sui due piani della struttura museale, in una successione che prende il via dal piano superiore dove sono documentate le tematiche proprie del suo impegno artistico partendo da una riflessione sulla ricerca da lui condotta ed esemplificando di seguito la produzione riguardante la figura, l’astrazione e il sacro.
Al piano inferiore sono individuate alcune isole, aggruppamenti di opere, che meglio inquadrano aspetti del suo lavoro e che si concentrano sui ritratti, sull’evoluzione degli organismi biomorfi e sulla realizzazione di opere di grandi dimensioni a destinazione sia pubblica che privata. Questo viaggio si conclude con un ulteriore passaggio nell’ambito della scultura religiosa che, mediante rilievi a sbalzo su rame e rilievi in gesso, introduce allo spazio dedicato all’ampio intervento compiuto tra 1966 e 1992 per la chiesa del Buon Pastore a Vienna, l’opera più significativa della sua produzione sacra. In questo edificio sacro si trovano una Madonna con Bambino, un rilievo con la Risurrezione, una monumentale Via Crucis e il grande bronzo La pesca (1992), posto sopra il portale di ingresso.
Per una conoscenza ulteriore della sua opera, la Gipsoteca dispone di un deposito che accoglie, visibili anche al pubblico, numerosissimi altri gessi di particolare importanza e uno spazio in cui è ricostruito l’atelier di Gianluigi Giudici e dove sono presentati anche disegni preparatori e gessi per i bronzetti della sua produzione.
Uno spazio specifico è predisposto per accogliere mostre di altri artisti, la cui presenza potrà, in alcune occasioni, anche contaminare -in intriganti accostamenti di confronto (o di scontro)- le sale del museo.

Informazioni utili 
Fondazione Giudici. Condominio Central Park-primo piano, Riva Antonio Caccia 1a -  6900 Lugano (Svizzera). Orari di apertura (fino al 23 dicembre 2016): mercoledì, dalle ore 9.30 alle 13.30, giovedì, venerdì e sabato, dalle ore 14.30 alle ore 18.30. Informazioni: tel +41(0)91.9804141, gipsotecaggiudici@gmail.com. Sito internet:  www. fondazionegiudici.com

giovedì 13 ottobre 2016

Venezia, Palazzo Ducale il restauro del secondo portale della Scala d’oro

Confezione dopo confezione hanno sostenuto il peso economico del restauro di un importante pezzo della storia di Palazzo Ducale, cuore pulsante della vita artistica veneziana: il portale sommitale della Scala d’oro. E ora -dopo la conclusione del primo intervento, avvenuta in estate- i coniugi Paolo e Marina Tamai si sono attivati per ridare nuova vita anche al portale “gemello”, collocato nell’Atrio Quadrato, che introduce alle sale pubbliche di Palazzo Ducale. Prosegue così la collaborazione tra l’azienda «Gli orti di Venezia», marchio attivo nella commercializzazione di insalate fresche, e la fondazione che gestisce i musei civici lagunari. I coniugi Tamai hanno, infatti, deciso di supportare il restauro del portale destinando a esso dieci centesimi per ogni confezione di insalata venduta con il marchio della loro azienda.
L'intervento di restauro, approvato dalla Soprintendenza Belle arti e Paesaggio per Venezia e Laguna, è già iniziato e consiste principalmente nella pulitura selettiva delle superfici ricche di dettagli tridimensionali, un’operazione minuziosa e lenta condotta mediante impacchi chimici e con l’ausilio di soli strumenti manuali. Alla pulitura si accompagneranno le consuete operazioni di verifica e revisione delle stuccature in malta deteriorate e taluni incollaggi di porzioni di rilievo in via di distacco.
I due portali che si affacciano sull’atrio quadrato di Palazzo Ducale si inseriscono cronologicamente in quella lunga serie di lavori di ristrutturazione iniziata nel 1483 nell’ala orientale dell’edificio e proseguita nel resto dell’edificio fino agli anni Sessanta del XVI secolo.
Il progetto fu affidato, dopo aver interpellato anche il Sanmicheli e il Palladio, a Jacopo Sansovino che ne realizzò la parte iniziale sotto i dogi Lorenzo e Girolamo Priuli, al governo tra il 1556 e il 1567. L’ultimazione dei lavori fu, invece, seguita dallo Scarpagnino, a partire dal 1559 e poi sotto il dogato di Venier.
La Scala d’onore, nata dall’esigenza di separare gli ambienti dedicati all’abitazione privata del doge dal Palazzo di Giustizia, si articola su cinque rampe e fu denominata d’oro per le fastose decorazioni della volta a botte eseguite in stucco e foglia d’oro a partire dal 1557 da Alessandro Vittoria e affrescate nei riquadri da Giambattista Franco.
La scala, nata dall’esigenza di separare gli ambienti dedicati alla privata abitazione del doge dal Palazzo di Giustizia, si articola su cinque rampe, l’ultima delle quali si affaccia sull’atrio quadrato, sorta di vestibolo delle sale in cui si riunivano i più importanti organi di governo. La scala conduce all’Atrio quadrato, ambiente caratterizzato dal soffitto intagliato e dorato che incastona dipinti del Tintoretto mentre l’apparato architettonico è scandito da pilastri lapidei, compositi e scanalati.
I portali a chiusura della scala sono coronati da due arconi sommitali, decorati a riquadri con bassorilievi finemente scolpiti che raffigurano scene fortemente simboliche che rimandano ad avvenimenti storici, commemorativi e ai temi cari ai veneziani quali potenza, forza militare, saggezza e giustizia. In particolare sugli stipiti è rappresentato il leone nella versione raccolta “in moléca” in posizione frontale e accovacciato, in questo caso con il libro chiuso a simboleggiare la sovranità delegata e quindi delle pubbliche magistrature. 

Per saperne di più 
Eataly e «Gli orti di Venezia» insieme per il restauro di Palazzo ducale 

Informazioni utili 
www.gliortidivenezia.it

mercoledì 12 ottobre 2016

Francesco Vezzoli e Twiggy: una nuova opera nella mostra «L’anello di Cupra»

L’omaggio al mondo femminile che Marcello Smarrelli ha ideato per Fermo e per il suo Palazzo dei Priori non smette di stupire. Sono, infatti, oltre novemilacinquecento le persone che, in due mesi, sono accorse nella cittadina marchigiana per vedere le opere di Jacobello del Fiore, Peter Paul Rubens, Francesco Hayez, Vincent Van Gogh, Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Mario Giacomelli, Osvaldo Licini, Vanessa Beecroft e molti altri riunite per la mostra «L’anello di Cupra». E il numero dei visitatori sembra destinato a crescere anche perché la rassegna si è da poco arricchita di una nuova opera: «Hommage to Francesco Scavullo: Twiggy» di Francesco Vezzoli.
Si tratta della celebrazione iconografica di una delle prime e più famose supermodelle di tutti i tempi, Twiggy, simbolo di un'epoca rivoluzionaria in termini di stile. Ragazza timida e impacciata, Lesley Hornby, questo il nome di questa star della moda all’anagrafe, è diventata una professionista che ha saputo rinnovarsi, come dimostra la sua carriera di attrice e cantante. La sua corporatura magra e priva di curve e il suo aspetto efebico, la fecero diventare testimonial della minigonna di Mary Quant e il volto della Swinging London.
Nel suo lavoro Francesco Vezzoli analizza i rapporti, talora perversi, tra il mondo della comunicazione e quello del potere, affrontando temi spinosi quali il divismo, la religione, il sesso e la politica. La sua scommessa è stata quella di contaminare l'alto e l'aulico con gli elementi più commerciali e triviali. La sua opera esposta a Fermo si inserisce perfettamente nel contesto della mostra, dedicata alle icone della femminilità dalla preistoria al contemporaneo, ai vari modelli dell’essere donna, dalla dea progenitrice alla regina, dalla prostituta alla santa.
Considerando estremamente fluido il confine tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, Francesco Vezzoli si è spinto al di là del postmoderno, ha preso cultura alta e cultura bassa gettandole in un frullatore. Ciò che ne è venuto fuori è il risultato del suo inconfondibile e inimitabile marchio, che qualcuno giudica eccessivo e ridondante, mentre gli ammiratori sono veri e propri fan che stravedono per lui e lo adorano come l'unica rockstar dell'arte italiana.
Se dovessimo rintracciare un solo elemento a far da collante al suo eclettismo formale, Vezzoli potrebbe risultare come l'artista delle lacrime, tale e tanta la sua passione per il melodramma. Si è divertito, con un certo sadismo, a far piangere le sue dive avvolte dal misticismo proprio delle icone gay. Ne ha ricamato i volti con perizia artigianale, con la maniacalità di chi ha visto nel taglio e cucito un riscatto per quelle pratiche basse, di femminea quotidianità, il riscatto nei confronti di un'arte machista e troppo sicura di sé, oggi superata.
Anche se Vezzoli si avvale di una gamma molto ampia e diversificata di media, il ricamo è rimasta una tecnica che caratterizza la sua carriera dagli esordi. Inizialmente emulando famosi attori che ricamavano sia dentro che fuori lo schermo, come Vicente Minelli a Joan Crawford, Cary Grant, e Greta Garbo, col passare del tempo questa pratica è diventata un'attività più profonda e contemplativa, riferita ad un mondo di sentimenti, crisi, ossessioni e depressioni che in qualche modo vengono sublimate dal lavoro artigianale.
L’opera di Francesco Vezzoli rappresenta, dunque, un motivo per andare a visitare la mostra di Fermo e lasciarsi incantare dal suo percorso che grazie a reperti archeologici, opere pittoriche, sculture e installazioni racconta i tanti volti dell’essere donna, dalla regina alla prostituta, dalla dea progenitrice alla Santa, a partire da opere come le «Storie di Santa Lucia» di Jacobello del Fiore, l’«Adorazione dei Pastori» di Peter Paul Rubens, «La Maddalena Penitente» di Francesco Hayez, «Les bretonnes et le pardon de Pont Aven» di Vincent Van Gogh (uno dei rari acquerelli dell’artista esistenti in Italia), «Le due madri» di Giovanni Segantini, «La quiete» di Gaetano Previati, fino alla fotografia di Vanessa Beecroft, con una donna di colore in trono che tiene in grembo due gemelli, dall’intensa aura di sacralità.

Vedi anche 
Dall’anello di Cupra alle donne di Segantini e Van Gogh: in mostra a Fermo l’iconografia femminile 

Informazioni utili 
«L’anello di Cupra». Palazzo dei Priori – Fermo. Orari: settembre, martedì-domenica, ore 10.30-13.00 e ore 14.30-19.00, feste e ponti ore 10.30-19.30 | ottobre, martedì-venerdì, ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.00, sabato e domenica ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.30. Ingresso: intero € 6,50, ridotto (da 14 a 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, Soci Fai, Touring club italiano, Italia nostra) € 5,00, omaggio fino a 13 anni, disabili, soci ICOM, residenti (un giorno al mese), giornalisti con tesserino | il biglietto comprende la visita anche alle Cisterne romane, Musei di Palazzo dei Priori, Teatro dell’Aquila, Musei scientifici di Villa Vitali. Informazioni: Sistema Museo, 199151123 (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 15.00), callcenter@sistemamuseo.it | Musei di Fermo, tel. 0734.217140, fermo@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 23 ottobre 2016.

martedì 11 ottobre 2016

«Wonderland», la storia di Alice in un super musical firmato dall'oratorio San Filippo di Busto

Il Cappellaio matto, la Regina di cuori, il Bianconiglio e molti altri buffi personaggi nati dalla fantasia di Lewis Carroll per un viaggio tra i misteri e i paradossi del «Paese delle meraviglie». Inizia così la stagione 2016/2017 del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, intitolata «Mettiamo in circolo la cultura» e inserita nel cartellone cittadino «Ba Teatro».
Venerdì 14 ottobre, alle ore 21, la sala di via Calatafimi apre le porte al Gat – Gruppo animazione teatrale dell’oratorio «San Filippo Neri», legato alla parrocchia di San Michele Arcangelo, e al suo musical «Wonderland», per la regia di Daniele Nunziata e Omar Picchi e con le coreografie di Gaia Merlo ed Elena Pinciroli.
Lo spettacolo -in replica sabato 15 ottobre, sempre alle ore 21- vedrà impegnati a recitare, ballare e cantare oltre cinquanta ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che porteranno il pubblico al cospetto del Brucaliffo, del Bianconiglio e di tanti altri personaggi che Alice, ormai diventata grande, ritroverà nel suo nuovo viaggio tra i misteri e le bizzarrie del «Paese delle meraviglie».
«Wonderland», già presentato con successo lo scorso aprile, muove i passi dalla storia di Lewis Carroll, che ha da poco festeggiato il centocinquantesimo anniversario della pubblicazione, prendendo spunto anche dalla rivisitazione cinematografica del 2010 firmata da Tim Burton, ma soprattutto dal copione di un musical di successo a Broadway, tradotto per la prima volta in italiano.
«Alice Stentson -si legge nella sinossi dello spettacolo, le cui due repliche veleggiano ormai verso il sold out- è appena arrivata a New York con la figlia Chloe, al seguito del marito Jack, lì trasferitosi per ragioni di lavoro. I continui trasferimenti della famiglia rendono Chloe particolarmente triste e Alice rassegnata a ricercare continuamente nuove motivazioni per poter rimanere accanto al marito, ritenuto inconcludente e confusionario. Avvolta in questi pensieri e riflessioni, Alice si addormenta, per poi essere svegliata di soprassalto da strani personaggi che non riconosce, ma che la accolgono con entusiasmo ed estremo interesse nel fantastico mondo di Wonderland. Da quando Alice li ha lasciati, da bambina, molte cose sono cambiate, ma non in meglio, e, forse, il suo ritorno può rimettere tutto a posto».
La stagione teatrale del Manzoni di Busto Arsizio, il cui cartellone è stato curato da Maria Ricucci dell’agenzia InTeatro di Opera (Milano), proseguirà nella serata di mercoledì 23 novembre con la commedia «Il bagno» di Astrid Veillon, nell’adattamento di Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez e nella traduzione italiana di David Conati (biglietti in vendita da mercoledì 16 novembre a € 30,00 per la poltronissima, € 26,00 o € 24,00 per la poltrona, € 25,00 o € 23,00 per la galleria). Si tratta di «uno spettacolo divertente e sincero -si legge nella presentazione-, diretto con intelligenza da uno dei registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriel Olivares, che promette tante risate e un cast di donne eccezionali». Sul palco della sala bustese di via Calatafimi salirà, infatti, Stefania Sandrelli, con la figlia Amanda e Claudia Ferri.
Energia, passione e sano divertimento aprono, quindi, la nuova stagione del Manzoni di Busto, una sala di comunità a caccia di nuovo pubblico, ma con un bacino di oltre trecento spettatori, che ne fanno il teatro non solo più capiente, ma anche più frequentato della città.

Per saperne di più
Al teatro Manzoni di Busto una stagione all'insegna della cultura 

Informazioni utili
«Wonderland». Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 5,00, riservato ai bambini fino ai 5 anni. Informazioni: tel. 0331.677961 (dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 19.00, e in orario serale), info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Venerdì 14 e sabato 15 ottobre 2016, dalle ore 21.00.