ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 23 novembre 2015

Firenze: Cappelle medicee, nuovo allestimento per il Tesoro di San Lorenzo

Si arricchisce di un nuovo prezioso tassello il Museo delle Cappelle medicee di Firenze. È, infatti, da poco tornato visibile per intero il Tesoro di San Lorenzo, composto da circa cento oggetti di inestimabile valore, appartenuti alle collezioni medicee, commissionati da Lorenzo il Magnifico e dai papi Medici -Leone X e Clemente VII- e, per volere di quest’ultimo, esposti nella controfacciata della basilica di San Lorenzo adibita all’ostensione delle reliquie grazie al progetto di Michelangelo.
Si tratta non solo di reliquie, ma anche lavori di eccelsa qualità usciti dalle botteghe di abili orafi attivi per la corte fiorentina come quelli del bolognese Cosimo Merlini il Vecchio, chiamato in Galleria fin dal 1614 e impegnato in diverse commissioni patrocinate da Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria, moglie del granduca Cosimo II. Ed è proprio quest’ultima donna, animata da un profondo spirito religioso, a essersi fatta promotrice di numerosi donativi destinati ai principali santuari mariani della città e del Granducato, ma più di tutto alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti, dove i Medici risiedevano e accoglievano gli ospiti stranieri.
Anche Vittoria della Rovere contribuì in maniera determinante alla crescita di questo insieme, arricchendolo di reliquie provenienti spesso dalle catacombe romane e trasferite a Firenze grazie alla complicità di alti dignitari ecclesiastici in grado di favorirne l’uscita dallo Stato pontificio. L’acquisizione delle reliquie procedette di pari passo con la realizzazione di nuove custodie per accoglierle, tutte di notevole pregio artistico, ora qui esposte.
Il granduca Cosimo III rivestì un ruolo di assoluta centralità nella storia della devozione medicea: le cronache del tempo informano delle sue numerose donazioni ai molti luoghi di culto, così come della sua ossessiva ricerca e raccolta di reliquie di santi. Il suo regno fu segnato dalla commissione di un rilevante numero di custodie destinate alla sua camera in Palazzo Pitti, ma anche da portare addosso alla persona sotto forma di raffinati medaglioni, così da trarre beneficio dai poteri terapeutici che la devozione del tempo attribuiva ai sacri resti. E si deve proprio a Cosimo III il rinnovamento dell’ambiente artistico di corte: fu, infatti, il Granduca a fondare, nel 1673, l’Accademia fiorentina a Roma con sede a Palazzo Madama, permettendo agli artisti fiorentini di aggiornarsi sul gusto barocco. Vi si formarono vari illustri artefici destinati a dominare la scena cittadina tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, primi tra tutti Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi, importando le novità di origine romana nel linguaggio fiorentino delle arti espresso in tutte le sue forme.
Le opere presenti nel Tesoro di San Lorenzo, finalmente esposto nella cripta delle Cappelle Medicee e nelle due absidi della Cappella dei Principi, rendono conto di questo aggiornamento delle botteghe granducali, favorite dalla presenza di orafi, argentieri e intagliatori di pietre dure di straordinarie capacità.
Per l’occasione verrà anche pubblicato una nuova guida al Tesoro di San Lorenzo, edita da Sillabe di Livorno e redatta dalla direttrice del museo, Monica Bietti, con Riccado Gennaioli ed Elisabetta Nardinocchi.

Informazioni utili 
Museo delle Cappelle medicee, piazza di Madonna degli Aldobrandini, 6 – Firenze. Orari: dal lunedì alla domenica, ore 8.15-13.50; la biglietteria chiude alle 13.20; le operazioni di chiusura iniziano alle 13.45; chiuso la seconda e la quarta domenica del mese, il primo, il terzo e il quinto lunedì del mese; Capodanno e Natale. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 055.294883.

venerdì 20 novembre 2015

«I Luoghi del Cuore», ventitré posti sono pronti a rinascere grazie al Fai

È passato poco più di un anno dalla chiusura della settima edizione, lanciata a maggio 2014, del censimento «I Luoghi del Cuore», promosso dal Fai – Fondo ambiente italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che ha visto la straordinaria partecipazione di oltre 1.600.000 persone, unite nel nome di un’Italia da tutelare per le generazioni future.
Per dare una risposta concreta a questa incredibile mobilitazione degli italiani e intervenire con iniziative concrete a favore di alcuni luoghi tra quelli segnalati, dopo un lavoro di analisi e monitoraggio, sono stati annunciati i ventitré progetti di restauro e di valorizzazione.
Già decisi da tempo gli interventi sui primi tre classificati -il Convento dei Frati Cappuccini a Monterosso al Mare (La Spezia), la Certosa di Calci (Pisa) e il Castello di Calatubo ad Alcamo (Trapani)- e sul vincitore della sezione «Expo 2015 – Nutrire il pianeta» -le Saline di Marsala e la laguna Lo Stagnone a Marsala (Trapani)-, che beneficeranno di un contributo diretto. Ora sono stati selezionati altri diciannove luoghi valutati nell’ambito delle «Linee Guida per la definizione degli interventi», introdotte per la prima volta nel 2013, in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Le «Linee Guida» hanno offerto la possibilità a tutti i proprietari e ai portatori di interesse dei 257 beni che hanno ricevuto più di 1000 voti di presentare al Fai una domanda, a fronte di un preciso programma di azione e certezze sui primi finanziamenti, per beneficiare di un intervento diretto da parte del Fai stesso e di Intesa Sanpaolo. Quattro le tipologie proposte: presentazione di un progetto o di un lotto di progetto da co-finanziare per interventi di restauro o riqualificazione, definizione di un itinerario culturale tra più «Luoghi del Cuore», realizzazione di un’iniziativa di promozione/valorizzazione, richiesta di un’istruttoria presso gli enti di tutela.
Il feedback è stato estremamente positivo: sono infatti pervenute alla fondazione 103 richieste di intervento da 15 regioni con il coinvolgimento di società civile e istituzioni che si sono attivate unendo le forze e creando sinergie sul territorio per realizzare progetti concreti. Una commissione composta da rappresentanti del Fai, che ha condiviso il lavoro con i Segretariati Regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha valutato le domande ricevute in base ai parametri stabiliti -numero di segnalazioni raccolte, qualità e innovazione del progetto proposto, possibilità di effettuare un intervento significativo e duraturo, valenza storico-artistica o naturalistica, importanza per il territorio di riferimento e urgenza dell’intervento- e ha scelto diciannove beni su cui intervenire, tra i quali si segnalano la Basilica di Sant’Andrea a Vercelli, l’Organo Antegnati nel Duomo Vecchio a Brescia, il Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli e l’ex Manifattura Tabacchi a Firenze.

I beni selezionati dovranno confermare formalmente l’accettazione dell’intervento Fai per poter dare avvio ai progetti accolti. In caso di rinunce, i contributi saranno assegnati ai beni che, pur avendo i requisiti, non sono stati finanziati per esaurimento dei fondi a disposizione, così come è accaduto per il teatro Jacquard di Schio (Vicenza), votato nella sesta edizione del censimento nel 2012, che ha ricevuto il contributo revocato al Museo di Totò di Napoli.
400.000 euro i soldi stanziati complessivamente per questi interventi, di cui 150.000 euro per i primi tre luoghi classificati e il vincitore della sezione «Expo 2015 – Nutrire il pianeta», e i restanti 250.000 euro per gli altri progetti, che interessano beni naturalistici e beni di grande valore artistico in Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Umbria e Veneto.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Certosa di Calci, prospetto - Foto Roberto Barbuti. © Archivio FAI; [fig. 2] Borgo e vigneti di Rolle, Cison di Valmarino. Foto di Arcangelo Piai 2015. © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [fig. 3] Saline e Laguna Lo Stagnone a Marsala. Foto di Mario Ottolenghi. © Archivio FAI

Informazioni utili 
«I luoghi del cuore», censimento promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo. Sito internet: www.iluoghidelcuore.it. L’elenco completo dei progetti di restauro e di valorizzazione approvati: * Convento dei Frati Cappuccini a Monterosso al Mare (SP) * Certosa di Calci (PI) * Castello di Calatubo ad Alcamo (TP) * Saline di Marsala e laguna Lo Stagnone a Marsala (TP) * Convento Francescano a San Gennaro Vesuviano (NA) * Piandarca della “Predica agli uccelli” di San Francesco a Cannara (PG) * Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona (AR) * Organo Antegnati nel Duomo Vecchio a Brescia * Basilica di Sant’Andrea a Vercelli * Scuola Elementare Aristide Gabelli a Belluno * Chiesa di Santa Croce della Foce a Gubbio (PG) * Certosa di Trisulti a Collepardo (FR) * Borgo e vigneti di Rolle a Cison di Valmarino (TV) * Tomba degli Scudi a Tarquinia (VT) * Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli * Altopiano dell’Alfina – Torre Alfina ad Acquapendente (VT) * Parco Archeologico Regionale della Città Romana di Suasa a Castelleone di Suasa (AN) * Circo glaciale del Pizzo d’Uccello e Solco di Equi a Casola in Lunigiana (MS) * Borgo di Bellissimi a Dolcedo (IM) * Costa del Passetto, Grotte e Scogliere della Seggiola del Papa ad Ancona * Complesso di Villa Premoli a Massalengo (LO) * Santuario di Santa Lucia a Villanova Mondovì (CN) * Ex Manifattura Tabacchi a Firenze

giovedì 19 novembre 2015

Calabria: Reggio e Cosenza omaggiano l’arte di Mattia Preti

Proseguono in Calabria gli eventi indetti dalla Regione con il Segretariato regionale del Ministero dei Beni culturali in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario dalla nascita di Mattia Preti, uno dei più importanti pittori italiani del Seicento.
Reggio Calabria ospita, nelle sale di Palazzo Foti, una mostra a cura di Nella Mari e Giuseppe Mantella, già esposta nelle scorse settimane a Crotone, che analizza quattro opere realizzate dal «Cavaliere calabrese» tra la fine degli anni Cinquanta del Seicento e il 1687, tutte raffiguranti San Sebastiano.
I lavori in mostra, visibili fino al prossimo 10 dicembre, provengono dalla Galleria nazionale di Cosenza, dall’Immacolata Concezione di Maria a La Valletta di Malta, dalla chiesa di San Domenico e dal museo civico di Taverna.
La figura di San Sebastiano, colta nel momento del suo martirio, è stata trattata da numerosi artisti tra il Quattrocento e il Seicento, come Albrecht Durer, Paolo Veronese, Benozzo Gozzoli, Antonello da Messina, Andrea Mantegna e il Perugino. Mattia Preti nacque nel 1613 a Taverna, paese della Calabria Ulteriore, il cui patrono è proprio il martire cristiano. Non poteva, dunque, non nascere un forte legame iconografico tra l’artista e il santo. Un legame fatto di storia, tradizione e devozione, che porterà il pittore a confrontarsi più volte con la figura di San Sebastiano, prima a Napoli e successivamente a Malta, dove visse e lavorò fino al 1699, anno della morte.
Mattia Preti si colloca nell’aura stilistica dei grandi maestri che dipingevano i santi nella crudezza del loro martirio, mostrando la tensione e la nudità delle carni, come si può, per esempio, notare nei lavori realizzati da Paul Rubens nel 1614 o da Guido Reni nel 1615.
Paragonando le diverse interpretazioni dello stesso soggetto, realizzate in oltre trent’anni di carriera, è, inoltre, possibile cogliere concretamente l’evolversi del percorso artistico del pittore, che dal cupo realismo legato al linguaggio caravaggesco passa all’intensità drammatica delle opere più tarde.
Alla figura di Mattia Preti guarda anche la mostra in agenda a Cosenza, nelle sale di Palazzo Arnone, fino al prossimo 12 dicembre. L’esposizione, a cura di Fabio De Chirico, propone, infatti, un incontro di grande suggestione tra l’opera del pittore seicentesco e quella di Giovanni Gasparro, giovane artista pugliese, tra i nomi di punta dell’arte sacra contemporanea, al quale nel 2009 è stato commissionato l’intero ciclo pittorico per la decorazione della Basilica di San Giuseppe Artigiano all’Aquila e che recentemente ha esposto a Udine e Tolmezzo nella mostra «Dipingere il mistero. L'arte della fede oggi».
Il progetto espositivo prende spunto da alcune opere di Mattia Preti conservate alla Galleria nazionale di Cosenza capaci di suscitare grande pathos e forte coinvolgimento. Giovanni Gasparro si è confrontato con questo immaginario figurativo e ha dato vita a una sorta di dialogo trans-epocale con l’arte del grande maestro pervenendo aduna personale e originale rilettura.
«La mostra, oltre al ciclo di opere che traggono diretta ispirazione dai capolavori di Mattia Preti, -spiegano gli organizzatori- propone ulteriori lavori dell’artista pugliese che tendono a dare forza e vigore all’incontro fra realtà artistiche e culturali lontane e differenti in uno stimolante rapporto dialettico reso possibile dalla fruizione ravvicinata delle opere e dal percorso espositivo di grande fascino che si respira nelle sale della Galleria nazionale di Cosenza».
Tra le opere in mostra si segnala il «Torculus Christi. Torchio mistico con San Gabriele dell'Addolorata e Santa Gemma Galgani» che rimanda al «Crocifisso fra i santi Bruno e Francesco d’Assisi »di Mattia Preti. Non meno interessanti sono uno specchio dipinto raffigurante «La Veronica» e «Nell’ora della prova», lavoro ispirato ai due dipinti raffiguranti «Ercole libera Teseo» e «Ercole libera Prometeo» del corpus pretiano conservato nel museo cosentino.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giovanni Gasparro, «Torculus Christi. Torchio mistico con san Gabriele dell'Addolorata e santa Gemma Galgani», 2013. Olio su tela, 270 x 180; [fig. 2] Giovanni Gasparro, «San Marco Evangelista», 2013. Olio su tela, 140 x 102; [fig. 3] Giovanni Gasparro, «Santa Maria Egiziaca», 2010. Olio su tela, 90 x 70. Bari, collezione privata

Informazioni utili 
«Mattia Preti dipinge San Sebastiano». Palazzo Foti,Via S. Francesco di Sales, 3 - Reggio Calabria. Orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 0965.364111. Fino al 10 dicembre 2015. 

«Giovanni Gasparro versus Mattia Preti». Galleria nazionale di Cosenza – Palazzo Arnone - Cosenza. Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 0984.795639.  Fino al 12 dicembre 2015. 


mercoledì 18 novembre 2015

«Dimmi che mi ami», a passo di danza contro la violenza alle donne

Giordana Di Stefano aveva vent’anni e come tutte le giovani donne aveva un sogno: quello di diventare una danzatrice professionista. Per realizzare questo suo obiettivo aveva contattato la compagnia Motus di Siena e aveva ottenuto un’audizione. Un’audizione che non è mai riuscita a fare. Lo scorso 7 ottobre Giordana è stata uccisa a Nicolosi con quarantadue coltellate dall’ex-fidanzato, che aveva più volte denunciato per stalking. A questa giovane donna, che era anche madre, è dedicato lo spettacolo «Dimmi che mi ami», in programma al Centro internazionale d’arte di Siena mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza alle donne. Per una perversa ironia della sorte, la compagnia Motus aveva, infatti, prodotto di recente, con il sostegno della Regione Toscana e del Comune di Siena, questo spettacolo che denuncia sia il femminicidio sia la solitudine e l’inadeguatezza dell’uomo di oggi, incapace di incontrare se stesso e i vissuti del cuore.
«Dimmi che mi ami» è un lavoro che vuole suscitare la giusta indignazione nei confronti di un’epidemia di violenza che deve essere arrestata. Dalle statistiche emerge, infatti, che sono quasi 66.000 le donne uccise ogni anno nel mondo. I dati dell’Italia non sono più rassicuranti: solo nel 2013 sono state assassinate centoventotto donne, una ogni due giorni, e gli uccisori erano soprattutto i partner delle vittime. In questi numeri non rientrano, poi, le altre donne vittime di violenza, quelle picchiate in casa, molestate in strada o vittime di bullismo sul web, che, sempre secondo le statistiche, sono almeno una su tre. Ma, com’è noto, le statistiche possono solo analizzare i dati reali, quelli cioè delle vittime che trovano il coraggio di denunciare gli aggressori.
Per questo motivo si rivela di grande interesse l’iniziativa senese. Un’iniziativa che Simona Cieri, coreografa di Motus ha così descritto: «il 25 novembre danzeremo contro la violenza in memoria di Giordana, ma vogliamo mantenere alta l’attenzione tutto l’anno e invitare tutte le donne a denunciare. Dopo la morte di Giordana abbiamo deciso di lanciare una campagna nazionale contro la violenza attraverso il progetto Mariposas che può essere sostenuto attraverso il voto sul Web».
Interpretato da Veronica Abate, Martina Agricoli, Andrè Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori, su coreografie di Simona Cieri e regia di Rosanna e Simona Cieri, lo spettacolo è frutto della collaborazione con il compositore napoletano Daniele Sepe, uno degli autori più interessanti e prestigiosi del panorama nazionale, che firma le musiche originali.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Una scena dello spettacolo «Dimmi che mi ami», con la compagnia Motus

Informazioni utili
 «Dimmi che mi ami». Centro internazionale d’arte di Siena, Via Mencattelli 5/7 (San Prospero) Siena. Informa-zioni: MOTUS Promozione, via Mencattelli, 5/7 – Siena, tel. 0577.286980 o info@motusdanza.it. Mer-coledì 25 novembre 2015, alle ore 21.00.

mercoledì 11 novembre 2015

In aedibus ‘Cini’, l’arte tipografica a Venezia ai tempi di Aldo Manuzio

Tra le numerose e pregiate collezioni d’arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la cui parte più cospicua e importante è stata donata dallo stesso fondatore, Vittorio Cini, non manca una pregevole raccolta di libri antichi, composta da circa tremila volumi, molti dei quali estremamente rari o addirittura unici.
Il fondo di incunaboli e cinquecentine conservato sull’Isola di San Giorgio Maggiore è in questi giorni sotto i riflettori. L’occasione è offerta dalla mostra «In aedibus Cini. L’arte tipografica a Venezia ai tempi di Aldo Manuzio» che la Biblioteca del Longhena promuove in occasione del quinto centenario dalla morte del «principe dei topografi», la cui azienda aveva come immagine simbolo un’àncora con un delfino che felicemente si sposa con il motto latino «Festina lente», affrettati lentamente.
Il percorso espositivo documenta la nascita, lo sviluppo e il successo dell’arte della stampa a Venezia nel Rinascimento, riconoscendo nei manufatti aldini una testimonianza di rara eccezionalità.
Con il tipografo laziale si ha il primo utilizzo del carattere corsivo, conosciuto come italic in tutto il mondo, la cui invenzione risale al 1501 e si deve a Francesco Griffo.
Aldo Manuzio pubblica, inoltre, i volumi in ottavo, un formato più piccolo rispetto ai formati in folio e in quarto e che rende i volumi maneggevoli e facilmente trasportabili e con essi anche il flusso della conoscenza si fa più agile.
Rinnova, poi, graficamente e ortograficamente il sistema interpuntivo inventando il punto e virgola e specificando il valore degli altri segni, restituendo al lettore maggiore leggibilità e comprensione dei testi.
Oltre ad evidenziare gli aspetti strettamente tipografici dell’impresa manuziana, la mostra veneziana intende illustrare la stretta e fruttuosa rete di relazioni che Aldo Manuzio strinse con i principali protagonisti della scena culturale che lui stesso visse e contribuì a generare, da Pietro Bembo a Pico della Mirandola, da Erasmo da Rotterdam ad Angelo Poliziano.
Una ventina di libri ripercorrono le tappe fondamentali dell’arte della stampa a Venezia nel Rinascimento, dai libri che in aedibus Cini cioè «nelle case di Cini» sono stati conservati. La frase fa eco alla tipica formulazione delle note tipografiche utilizzata da Manuzio, e poi anche dai suoi eredi: in aedibus aldi, ovvero «nelle case di Aldo».
Tra i volumi esposti compare l’«Omnia opera» di Angelo Poliziano, stampata nel 1498 a soli quattro anni dalla morte dell’autore, a testimonianza della vicinanza tra Aldo e l’umanista toscano.
La presenza di Manuzio alla Fondazione Cini assume un ulteriore significato proprio grazie a questo volume: nella pagina con dedica all’amico Marin Sanudo, lo stampatore esprime il rammarico di non poter dare alle stampe la «Seconda Centuria» della «Miscellanea» di Poliziano. Come spiega lo stesso Manuzio, qualcuno, forse a Firenze, nasconde il manoscritto per impedirne la pubblicazione.
Secoli dopo, nel 1961, fu proprio Vittorio Cini ad acquisire da un anonimo possessore, su suggerimento di Vittore Branca, il manoscritto della «Seconda Centuria» di Poliziano, di cui lo studioso realizza un’importante edizione critica, riconsegnando al mondo, dopo quasi cinquecento anni di assenza, la «Miscellaneorum Centuria Secunda». Grazie alla generosità del mecenate e all’intuito dello studioso, oggi si possono ammirare, l’una vicina all’altro, l’opera stampata e il manoscritto ritrovato.
Un altro volume prestigioso esposto è l’«Hypnerotomachia Poliphili» di un ancora misterioso Francesco Colonna, definito da molti come «il più bel libro del Rinascimento». Si tratta di un’opera accattivante ed enigmatica, anche per la lingua utilizzata (un misto di latino e volgare con la presenza di parole di derivazione greca), corredata da più di 150 incisioni (che in molti attribuiscono a Benedetto Bordone), che racconta allegoricamente il combattimento amoroso in sogno di Polifilo alla ricerca di Polia, la donna amata.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Simbolo dell’azienda di Aldo Manuzio; [fig. 2] «Primo Trionfo» in Francesco Colonna, «Hypnerotomachia Poliphili», Venezia, Aldo Manuzio 1499; [fig. 3] Angelo Poliziano, «Opera Omnia», Aldo Manuzio 1498; [fig. 4] «Le tre porte» in Francesco Colonna, «Hypnerotomachia Poliphili», Venezia, Aldo Manuzio 1499 

Informazioni utili 
«In aedibus Cini. L’arte tipografica a Venezia ai tempi di Aldo Manuzio». Fondazione Cini, Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Orari: lunedì-venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00; sabato e domenica solo tramite il servizio di visite guidate prenotabili al numero 041.2201215 o all’indirizzo e-mail segreteria@civitatrevenezie.it. Ingresso libero. Informazioni: Biblioteca - Fondazione Giorgio Cini, tel. 041.2710255, biblioteca@cini.it. Sito Internet: www.cini.it. Fino al 29 novembre 2015.