ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 30 gennaio 2015

Venezia, la Chiesetta del Doge torna al suo antico splendore

Un altro luogo d’arte e un altro brano di storia si sono da poco aggiunti alla già corposa offerta culturale della Fondazione musei civici di Venezia. Lo scorso ottobre Palazzo Ducale, il monumento più noto della città e il museo che meglio racconta la grandezza e lo splendore della Serenissima negli anni dei commerci con l’Oriente e dell’attività di grandi artisti come Tiziano, Tintoretto o Tiepolo, ha visto portare a compimento il lungo restauro conservativo della Chiesetta e dell’Antichiesetta del Doge. Si tratta due siti suggestivi e di notevole pregio per la qualità artistica e architettonica dei loro ambienti, da anni chiusi al pubblico o impiegati in mondo inadeguato, ovvero utilizzati, in epoca austriaca, come aule d’udienza e uffici del Tribunale generale di appello e, nel passato più recente, come magazzini e locali di deposito, dopo essere stati spogliati delle opere che li adornavano.
L’intervento di riqualificazione, durato sette anni (dal 2006 al 2013), è stato reso possibile grazie alla fattiva sinergia tra il Comune, la Fondazione musei civici e le due Soprintendenze competenti e attive in città, quella per i beni architettonici e quella per il patrimonio storico-artistico.
Il recupero di questi spazi, condotto sotto l’alta sorveglianza della dottoressa Annalisa Bristot e del restauratore Alessandro Longega, con la direzione degli architetti Daniela Andreozzi e Arianna Abbate, è, poi, frutto di un virtuoso processo di mecenatismo che ha visto in prima linea il Comitato italiano per la salvaguardia di Venezia, posto sotto l’egida dell’Unesco, grazie alla generosità della Maison Cartier.
A dare concretezza al progetto di riqualificazione dei festosi apparati decorativi ad affresco dei due siti, opera realizzata fra il 1766 e il 1767 dal maestro figurista Jacopo Guarana e dai pittori quadraturisti Girolamo e Agostino Mengozzi Colonna nei modi della lezione pittorica del tardobarocco-rococò, è stato l’Istituto veneto per i beni culturali con una sessantina di suoi studenti, nel contesto dei propri corsi di formazione. Un’ altra importante collaborazione, tesa al recupero dei dossali lignei presenti nella Chiesetta, ha visto, invece, in prima linea gli allievi del Centro di formazione professionale «Giuseppe Terragni» di Meda, realtà formativa specializzata nel recupero del mobile e dei legni antichi.
Nella cappella sono stati, infine, riportati al loro originario splendore anche l'altare in marmi policromi, realizzato da Vincenzo Scamozzi durante il dogado di Antonio Cicogna (1585-1595), e il gruppo scultoreo «Madonna col bambino» di Jacopo Sansovino (1536-1537); le due stanze hanno visto, inoltre, un ammodernato dell’impianto di illuminazione, con il ripristino delle torciere originarie in legno policromo.
La Chiesetta e l’Antichiesetta verranno inserite dalla prossima primavera in un nuovo itinerario di Palazzo Ducale che comprenderà l’appartamento del Doge e le sale Foscari e del Tesoro; nel frattempo per ammirare la bellezza di questi ambienti, scoprirne la storia e le varie fasi dell’intervento conservativo si può sfogliare un volume della trevigiana Antiga edizioni, a cura di Camillo Tonini, con saggi di Daniela Andreozzi, Annalisa Bristot, Alberto Craievich, Paolo Delorenzi, Lorenzo Lazzarini e Camillo Tonini.
È attraverso queste pagine che si può ripercorrere l’avventura costruttiva della Chiesetta, un ambiente destinato a scopi devozionali che nel Cinquecento venne sistemato al terzo piano del palazzo su progetto di Vincenzo Scamozzi. L’intervento principale dell’architetto consistette nella creazione di un sontuosissimo altare ornato di marmi preziosi ed elementi bronzei, sopra la cui mensa, in una profonda nicchia, venne collocata la già citata statua di Jacopo Sansovino. In quell'occasione le pareti della Chiesetta furono abbellite con la tavola «La Madonna con il bambino tra San Marco, San Giovanni Battista e il doge Leonardo Loredan in adorazione» (post 1501-1510) di Vincenzo Catena, tuttora custodita a Palazzo Ducale, con un «Cristo al limbo» e una «Sommersione di Faraone» (1510 circa) di Andrea Previtali, entrambe alle Gallerie dell’Accademia e, infine, con la «Cena in Emmaus» (1530 circa), un capolavoro di Tiziano oggi appartenente alla collezione dell’Earl of Yarborough e in deposito alla Walker Art Gallery di Liverpool. Nell’antichiesetta si poteva, invece, ammirare una «Resurrezione di Cristo» di Jacopo Tintoretto, oggi perduta.
Nella seconda metà del Settecento, i senatori vollero rinnovare le decorazioni del luogo sacro, facendolo affrescare dai pittori quadraturisti Girolamo e Agostino Mengozzi Colonna, padre e figlio, e dal maestro figurista Jacopo Guarana. La nuova composizione, incentrata sul tema della «Pubblica Felicità», univa scene di intonazione religiosa con allegorie della virtù civile. «San Marco e l’occhio trinitario –racconta Camillo Tonini, direttore del Museo di Palazzo Ducale- campeggiano al centro della volta ad accogliere le invocazioni di Venezia attorniata dalle figurazioni della «Mercanzia», dell’«Agricoltura» e della «Navigazione». Lo stesso messaggio si ripropone anche nel registro inferiore dell’affresco, in cui al centro delle pareti maggiori appaiono le immagini statuarie realizzate ad affresco monocromo del «Consiglio» e della «Prudenza». Le due figure, che volgono lo sguardo benevolmente ammonitore al centro della sala dove presumibilmente sostava il doge in preghiera, sono raffigurate l’una in sembiante senile mentre sorregge una civetta e l’altra, secondo l’iconografia tradizionale, in aspetto di giovane donna che porta una serpe e uno specchio».
Efficace prologo allo splendore e alle tematiche iconografiche dello spazio sacro è il non meno arioso ambiente dell’Antichiesetta, progettato nel 1774 dall’architetto Bernardino Maccaruzzi, della cui decorazione si occuparono lo stuccatore Francesco Re e il frescante Jacopo Guarana, che diede forma al tema del «Buon Governo», attorniato da quattro ovati che ne fanno corona nei quali si ribadisce la reiterata celebrazione delle virtù politiche della Serenissima: «Scienza», «Dominio», «Giustizia», e «Salute Pubblica». (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiesetta del Doge a Venezia, veduta di insieme; [fig. 2] Chiesetta del Doge a Venezia, altare realizzato da Vincenzo Scamozzi durante il dogado di Antonio Cicogna (1585-1595), con gruppo scultoreo «Madonna col bambino» di Jacopo Sansovino (1536-1537); [fig. 3] Chiesetta del Doge a Venezia, soffitto con il dettaglio dell'affresco sulla Pubblica Felicità; [fig. 4] Chiesetta del Doge a Venezia, soffitto con il dettaglio dell'affresco di San Marco in Gloria; [fig. 5] Antichiesetta del Doge a Venezia, particolare del soffitto   

Informazioni utili 
Palazzo Ducale, San Marco, 1 - Venezia, tel. 041.2715911 o info@fmcvenezia.it. Sito internet: http://palazzoducale.visitmuve.it.

Camillo Tonini (curatore) e AA.VV., «La chiesetta del Doge a Palazzo Ducale di Venezia», Antiga Edizioni, Crocetta del Montello - Treviso 2014. Dati: 128 p., brossura. Prezzo: € 20,00. Informazioni: tel. (+39)0423.6388 o info@graficheantiga.it. Sito internet: www.graficheantiga.it.

giovedì 29 gennaio 2015

Pesaro, tutto il bianco delle collezioni di Palazzo Mosca

Per i nostri antenati era uno dei tre colori basilari insieme con il rosso e il nero. Le sue prime tracce si trovano, infatti, nelle grotte paleolitiche dove veniva usato per dare forma alle figure degli animali; mentre nel Medioevo era impiegato per schiarire le pergamene dalle tinte guscio d’uovo dei manoscritti miniati.
Con il passare dei secoli, il bianco ha finito per assumere nell’immaginario sociale svariati significati, diventando –ricorda lo storico Michel Pastoureau nel libro «I colori del tempo» (Ponte delle Grazie, Milano 2010)- simbolo di purezza, castità, innocenza, candore, pulizia, freddo, vecchiaia, spiritualità, speranza e divino.
A questa tinta, data dalla somma di tutte le cromie esistenti nello spettro solare, guarda la mostra studiata da Alessandro Marchi (funzionario della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici delle Marche) e Benedetta Montevecchi, con il contributo di Francesca Banini ed Erika Terenzi, per i Musei civici di Palazzo Mosca a Pesaro.
«Bianco - Dalle stanze segrete al candore della luce», questo il titolo della rassegna, allinea oltre duecento opere diverse per materia, tecnica, funzione, forma, periodo, ambito culturale e collezione, ma accomunate dalla provenienza: i depositi delle collezioni civiche pesaresi, uno scrigno di tesori ancora poco conosciuto al grande pubblico. Si spazia così dal candore del marmo e dell'alabastro all'iridiscenza della madreperla, dal bianco tipico della porcellana all'eleganza di pizzi e merletti, fino alla raffinatezza assoluta di manufatti in avorio.
Il percorso espositivo, visitabile fino al prossimo 31 maggio, si suddivide in tre sezioni. La prima sala ospita tessuti ricamati e oggetti da cucito in avorio, eleganti porcellane di soggetto profano o di culto, terraglie pesaresi dell'Ottocento. Nella seconda stanza trovano, invece, posto sculture in marmo ed alabastro del XVIII e XIX secolo, quasi tutte di arredo e all’antica, come imponevano l’etichetta e le mode dei nobili dell'epoca. Busti di imperatori romani, profili aristocratici, mitologici e tondi devozionali a sfondo religioso scorrono così sotto gli occhi del visitatore prima di arrivare all’ultima tappa del percorso, nella quale sono visibili oggetti devozionali provenienti dai laboratori dediti alla lavorazione della madreperla promossi dai Francescani di Terra Santa fin dal Seicento.
In mostra ci sono anche ritratti nei quali l'abbigliamento dei personaggi di alto lignaggio raffigurati, con colletti ornati da trine, richiama i manufatti esposti e quadri con capricci architettonici accostati a modelli di tempietti marmorei, in origine eleganti centrotavola che sovrastavano le tavole principesche tra il Seicento e l'Ottocento.
Alla base di tutto il bianco, colore che in Occidente si è caricato di implicazioni simboliche diverse e che, a partire dall'età moderna e in particolare nell'estetica neoclassica, viene adottato per esprimere ideali di perfezione formale. È, infatti, lo storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann nei suoi «Pensieri sull'imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura» (1755) che consacra definitivamente il mito di questo colore elevando i candidi capolavori della statuaria greca a modelli di bellezza ideale.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coppa con decoro vegetale, alabastro. Fabbrica Inghirami (?).Volterra, sececolo XIX. Provenienza: collezione Mosca, Pesaro; [fig. 2] Necessaire per cucito, avorio tornito e intagliato. Artigianato francese, inizio secolo XIX. Provenienza: collezione Mosca, Pesaro; [fig. 3] Gian Domenico Cerrini (Perugia, 1609 - Roma, 1681), «Allegoria della scultura». Olio su tela, XVII secolo.  Provenienza: collezione Mosca, Pesaro

Informazioni utili 
«Bianco. Dalle stanze segrete al candore della luce». Musei civici di Palazzo Mosca, piazza Toschi Mosca, 29 - Pesaro. Orari: martedì-giovedì, ore 10.00-13.00; venerdì-domenica e giorni festivi, ore 10.00-13.00 e ore 15.30–18.30.Ingresso: intero € 9,00(include la mostra, le collezioni permanenti dei Musei civici e Casa Rossini) ridotto € 7,50 (gruppi minimo 20 persone; over 65; soci Fai, Touring club, Coop Adriatica, Italia nostra);€ 5,00 possessori Card Pesaro Cult (la card ha validità annuale e si acquista al prezzo di 3,00 euro alla biglitteria dei Musei civici); ingresso libero fino ai 19 anni. Informazioni: tel. 0721.387541 o pesaro@sistemamuseo.it. Siti web: www.pesaromusei.it o www.pesarocultura.it. Fino al 31 maggio 2015.

mercoledì 28 gennaio 2015

«Kids Creative Lab», ad Expo Milano 2015 con la collezione Peggy Guggenheim

550.000 bambini, 22.000 classi, 2.800 scuole: sono questi i numeri della terza edizione di «Kids Creative Lab», progetto ideato nel 2012 dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, insieme con la catena di abbigliamento Ovs, il più noto retailer di fast fashion italiano di proprietà del gruppo Coin, che quest’anno si avvale della collaborazione del Padiglione Italia a Expo Milano 2015.
L'iniziativa, che ha preso il via in autunno con le iscrizioni delle scuole, ha, infatti, deciso di rinnovarsi e di intrecciare i suoi consueti contenuti di arte e creatività con le tematiche della manifestazione milanese intitolata «Nutrire il pianeta, Energia per la vita»: agricoltura, alimentazione, biodiversità e sostenibilità.
«Arte-Coltura» è, dunque, il titolo del laboratorio di questa edizione del «Kids Creative Lab», che vedrà i partecipanti alla prese con la creazione di un vero e proprio orto.
Grazie all’azienda Fratelli Ingegnoli, sponsor tecnico dell’iniziativa al quale si deve la fornitura gratuita delle sementi, i bambini hanno potuto ritirare in queste ultime settimane il proprio «Kit d’artista» nei negozi Ovs, insieme a un manuale d’istruzioni completo di spunti tematici e approfondimenti multidisciplinari.
I partecipanti potranno ora sperimentare la coltivazione dei semi, in classe o a casa, e osservare la crescita di piante come il girasole, la barbabietola, il cavolo o il pomodoro.
Nel luogo dove verrà piantato il germoglio, i piccoli agricoltori dovranno realizzare una grande forma ben visibile dall’alto utilizzando unicamente materiali naturali quali pietre, rami, foglie, sabbia o erba. Seguendo i canoni della Land art e i principi della prossima esposizione universale, i segni lasciati sul territorio saranno, dunque, a impatto ambientale zero, in quanto realizzati senza alcun materiale di scarto.
Le installazioni create, manifestazione visibile di tutti gli alberi che verranno piantati nell’ambito di «Kids Creative Lab», saranno documentate attraverso uno scatto fotografico e daranno così origine all’«eARTh-DAY», esperimento di arte partecipata realizzato dalle scuole e totalmente inedito in Italia.
Grazie alle soluzioni tecnologiche offerte da Google for Work sarà possibile geo-localizzare su una mappa tutti i diversi progetti che aderiranno all’iniziativa didattica della collezione Peggy Gueggenheim. Non solo, per tutti gli istituti sarà possibile anche utilizzare gli strumenti Google Apps for Education, e in particolare Google Classroom, per favorire la comunicazione e la collaborazione.
Dopo l’enorme successo delle prime due edizioni, che hanno coinvolto complessivamente 3.200 scuole, 19.000 classi e 460.000 bambini in tutta Italia, i «Kids Creative Lab» sbarcano, dunque, ad Expo. Il 1° maggio, in concomitanza con l’apertura dell'esposizione universale, il Padiglione Italia ospiterà, infatti, una grande video-installazione interattiva dove saranno visibili le composizioni realizzate dalle classi nell’ambito del progetto. Congiuntamente al laboratorio, i partecipanti svolgeranno una ricerca linguistico-lessicale su parole chiave legate ai temi dell'agricoltura e dell'alimentazione, che darà vita a un gigantesco archivio-glossario utile per scoprire il mondo di Expo Milano 2015.

Informazioni utili 
«Kids Creative Lab 2015» - «Arte-Coltura». Numero verde: 800172534. Sito internet: http://kidscreativelab.ovs.it

martedì 27 gennaio 2015

«I mondi di Primo Levi» in mostra a Torino

È un vagone piombato uguale a quelli usati per deportare ebrei e prigionieri politici nei campi di concentramento ad annunciare, a chi arriva a piazza Castello, la mostra «I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza» con la quale Torino ricorda, negli spazi della Corte medioevale di Palazzo Madama, lo scrittore piemontese, del quale è in uscita a New York l’edizione completa in inglese della sua opera, e il settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz.
L’esposizione, curata da Fabio Levi e Peppino Ortoleva, con la consulenza di vari specialisti quali Gianfranco Cavaglià, Anna Rita Bertorello, Roberta Mori e Cristina Zuccaro, si propone di mettere in luce la multiforme personalità di un uomo conosciuto soprattutto per aver consegnato l’orrore dei lager nazisti all’immortalità della pagina letteraria, ma che è stato anche chimico, scultore di esili figure in filo di rame, autore di poesie e scrittore di un libro come «La chiave a stella», nel quale si racconta, ripercorrendo la storia di Tino Faussone, costruttore di tralicci e di ponti in ferro in vari Paesi del mondo, come il lavoro possa costituire una risorsa decisiva per la felicità degli esseri umani.
Illustrazioni inedite, videoinstallazioni, oggetti d’epoca, sculture, audiovisivi, pannelli esplicativi e citazioni offrono così un ritratto a tutto tondo di Primo Levi (Torino, 1919-1987), disegnando un profilo che va oltre la sua testimonianza sugli orrori della Shoah e il suo racconto sui recessi più dolorosi e insondabile del XX secolo espresso attraverso libri quali «Se questo è un uomo» e «I sommersi e i salvati».
L’inesauribile curiosità dello scrittore per l’animo umano, il suo sguardo spesso ironico e sempre lucido sui «vizi di forma» della realtà contemporanea, la sua inesausta ricerca di un dialogo continuo con l’altro, l’attenzione per i vari aspetti del mondo ebraico, l’applicazione della scienza nel quotidiano e l’amore per il lavoro ben fatto emergono, passo dopo passo, in questa bella mostra promossa dal Centro internazionale di Studi Primo Levi, con un occhio rivolto soprattutto alle esigenze educative dei più giovani, e concepita per essere itinerante, facendo tappa in più città italiane e all’estero, dalla Fondazione Fossoli di Carpi a Berlino.
Il percorso-scoperta, visitabile fino al 6 aprile, presenta, nello specifico, fotografie che ritraggono Primo Levi in decine di momenti quotidiani o nel suo lavoro in fabbrica, copertine di libri, videointerviste con le sue idee a proposito della scrittura, microscopi e becher d'epoca provenienti dal museo dell'Università di Torino, tavole illustrate inedite sulla sua «Storia di un atomo di carbonio» e una bellissima farfalla in rame realizzata con scarti di produzione.
A latere della mostra, e per una sua maggiore valorizzazione, è previsto un fitto programma di eventi e iniziative di diversa natura: letture multilingue, convegni e dibattiti, presentazioni di libri, proiezione di filmati, visite guidate per le scuole.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Primo Levi con gli studenti della scuola media  «Rosselli» di Torino, 24 maggio 1979; [fig. 2] Farfalla realizzata da Primo Levi con fili di rame; [fig. 3] Edizione in lingua tedesca del libro  «I sommersi e i salvati»

Informazioni utili 
«I mondi di Primo Levi - Una strenua chiarezza».Palazzo Madama -Museo civico d’arte antica, piazza Castello - Torino. orari: martedì-sabato, ore 10.00 -18.00; domenica, ore 10.00 -19.00; la biglietteria chiude un’ora prima; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,00. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 6 aprile 2015. 

lunedì 26 gennaio 2015

Felice Casorati, un disegnatore dal «pensiero assorto»

La fama di Felice Casorati (Novara, 1883- Torino, 1963) è legata soprattutto alle sue indiscusse capacità pittoriche, frutto di una rigorosa disciplina formale e di un gusto cromatico raffinatissimo, che avevano le loro fonti di ispirazione in pittori del passato quali Piero della Francesca, Andrea Mantegna e Paolo Uccello, ma anche nel linguaggio rivoluzionario del pittore post-impressionista Paul Cèzanne.
Per comprendere l’atteggiamento creativo e operativo dell’artista piemontese è, però, molto utile porre attenzione anche ai suoi disegni, spesso di piccolissime dimensioni, nei quali appaiono già in nuce le indicazioni compositive e distributive della futura opera compiuta, come ben documenta il raffronto tra l’olio su tela «La donna e l’armatura» (1921) e i due suoi schizzi preliminari.
Si rivela, dunque, preziosa la mostra «Il pensiero assorto», a cura di Riccardo Passoni, che la Gam – Galleria d’arte moderna di Torino, depositaria della più ampia collezione al mondo sull’artista, ha allestito nell’ambito del progetto Wunderkammer, ideato da Virginia Bertone con l’intento di valorizzare le collezioni grafiche del museo, all’interno delle quali sono conservati oltre trentamila fogli tra disegni, acquarelli, incisioni e stampe fotografiche di autori che hanno operato tra gli ultimi decenni del Settecento e tutto il Novecento.
L’esposizione torinese, allestita fino a domenica 1° febbraio, nasce a corredo della grande retrospettiva «Felice Casorati - Collezioni e mostre tra Europa e Americhe» che la Fondazione Ferrero di Alba dedica all’artista, a poco più di cinquant’anni dalla sua morte, mettendo in mostra sessantacinque opere, selezionate da Giorgina Betolino, che ne documentano il percorso artistico dalla prima decade del Novecento agli anni Cinquanta.
La proposta in Wunderkammer arricchisce, dunque, la conoscenza sul pittore piemontese focalizzando l'attenzione sul solo disegno, un esercizio che, nel ricordo del figlio Francesco, Felice Casorati raccomandava spesso ai suoi allievi: «ripeteva -si legge nella dichiarazione riportata nel volume «Dipingere il silenzio» del 2007- di fare un ‘insieme’ ogni giorno, il che voleva dire un disegno dal vero con il carboncino di un soggetto qualsiasi, in modo da non perdere quella qual sorta di ginnastica mentale così da obbligare la mano a ubbidire al cervello e a non perdere l’abitudine a comporre in uno spazio delle forme».
Al centro della mostra torinese si trovano, nello specifico, alcuni splendidi fogli di grande formato con morbide volumetrie create dal carboncino e sobrie definizioni di figure umane a matita nera, come lo splendido «Nudo femminile disteso» (verosimilmente della metà degli anni Venti), che testimoniano la sensibilità e le peculiarità delle scelte grafiche casoratiane.
Non mancano, poi, rapidi appunti, spesso di piccole dimensioni, nei quali si ravvisano, tra l’altro, i dettagli di certi esiti scultorei. Proprio in questa ottica di rimando e di confronto, alcune opere tridimensionali dell’artista -che si cimentò in questa tecnica abbastanza raramente, ma con esiti di sorprendente qualità- sono state inserite lungo il percorso espositivo. Tra di esse si ricordano la splendida testina ‘calligrafica’ di «Ada» (1914), il solido «Ritratto della sorella Elvira» (1920), ma anche il bassorilievo della «Mattanza del toro», presentato alla Triennale di Monza del 1927.
Tra i pezzi da vedere si segnalano, infine, il carboncino su carta «Bambina dormiente», acquistato per il Museo civico torinese alla mostra «Amici dell’Arte» del 1927, e due schizzi, a matita su carta, provenienti dalla Fondazione Guido ed Ettore de Fornaris, l'uno che richiama il capolavoro «L’uomo delle botti», l'altro che strizza l’occhio al celebre dipinto «Silvana Cenni» (1922). (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Felice Casorati, «Bambina dormente», 1927 (fl/89). Carboncino su carta. Acquisto presso la Mostra Amici dell’Arte, Torino 1927; [fig. 2] Felice Casorati, «Bambina seduta a terra», (1915 c.?) (fl/2036). Carboncino su carta. Legato Alberto Rossi, Torino 1956; [fig. 3] Felice Casorati, «Nudo femminile disteso», (1925?) (fl/83). Matita su carta. Legato Alberto Rossi, Torino 1956

Informazioni utili
«Felice Casorati - Il pensiero assorto». Gam - Galleria d'arte moderna, via Magenta, 31 - Torino. Orari:  martedì-domenica, ore 10.00-18.00; giovedì, ore 10.00-22.30; la biglietteria chiude un'ora prima; il museo è chiuso il lunedì. Ingresso (comprensivo della visita alle collezioni) intero € 10,00, ridotto € 8,00,  gratuito per i ragazzi fino ai 18 anni. Informazioni: tel. 011.4429518. Sito internet: www.gamtorino.it. Fino al 1° febbraio 2015. 

venerdì 23 gennaio 2015

Dal Guercino a Giovanni da Modena, anche l’«antico» è protagonista a «Bologna Art City»

È il dialogo tra antico e contemporaneo a tessere la trama della terza edizione di «Bologna Art City», il programma istituzionale nato nel 2013 con l’intento di arricchire l’offerta culturale di «Arte Fiera» proponendo ai bolognesi e ai turisti un’originale esplorazione dei musei e dei luoghi d’arte della città attraverso l’organizzazione di oltre un centinaio di eventi tra mostre, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, talk show, laboratori didattici per bambini, interventi di street art e performance.
L’iniziativa, il cui coordinamento curatoriale è stato affidato a Gianfranco Maraniello, prevede così una serie di appuntamenti dedicati ai grandi maestri del passato accanto ad eventi nei quali le espressioni della creatività contemporanea avranno per scenario prestigiosi spazi storici cittadini così da generare nei visitatori nuovi sguardi e percezioni sul capoluogo emiliano e sulla rilevanza del suo patrimonio artistico permanente.
Esemplare di questo percorso tematico è la mostra «Morandi e l’antico: Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi», il nuovo allestimento temporaneo del museo Morandi che mette in relazione le opere della collezione permanente con alcuni capolavori del passato per documentare come la modernità della ricerca del maestro bolognese sia frutto di un’attenta riflessione sulla storia artistica precedente.

Dal Guercino a Nicolò dell'Arca: tante mostre per gli amanti dell'arte «antica»
Su questa scia si muove anche la proposta di Palazzo Talon Sampieri, residenza privata di rilevante pregio storico-architettonico nella centralissima Strada Maggiore, da poco aperta al pubblico, la cui Sala di rappresentanza è ornata da un bellissimo affresco ispirato al racconto mitologico di «Ercole e Anteo», realizzato nel 1631, che sir Denis Mahon ha riconosciuto come preziosa testimonianza della poliedricità di Francesco Barbieri detto il Guercino.
In occasione di «Bologna Art City», il palazzo sarà aperto su appuntamento e solo per pochi fortunati (sono ammesse dieci persone per ogni turno di visita, della durata di circa trenta minuti), consentendo di vedere non solo il capolavoro seicentesco, ma anche un intervento artistico di Giacomo Maria Cavina, realizzato attraverso il posizionamento a terra di specchi sagomati e in movimento così da attivare una visione, nuova e inedita, dell’affresco, una sorta di «Guercino nel Guercino».
Guarda al passato anche la mostra promossa dal Museo civico medioevale, nel Sala del Lapidario, nella quale Daniele Benati e Massimo Medica indagano l’opera di Giovanni di Pietro Falloppi, meglio noto come Giovanni da Modena, artista al quale si deve la decorazione della ben nota cappella Bolognini in San Petronio (1411-12 ca.) con il Giudizio universale e le storie dei Magi.
La rassegna, visitabile fino al 12 aprile, mette a confronto varie opere e miniature del pittore emiliano provenienti da musei e collezioni private, tra le quali la «Madonna col Bambino» di Modena o quella della Pinacoteca nazionale di Ferrara, tentando di ricostruirne il lungo periodo di attività, avviato all'inizio del XV secolo, come rivelano le due miniature all'interno degli «Statuti della Società dei Drappieri» (1407, Bologna, Museo civico medievale), e destinato a proseguire fino agli anni Cinquanta del Quattrocento, come testimonia la tempera con «San Bernardino da Siena e storie della sua vita» (1451, Bologna, Pinacoteca nazionale).
Per quasi quattro decenni, la figura di Giovanni da Modena domina, dunque, il panorama della cultura artistica bolognese, contribuendo ad aggiornarla agli esiti del gotico internazionale, di cui seppe offrire una variante fortemente personalizzata che, per i suoi accenti di  immediata espressività, si ricollega alla precedente tradizione locale.
Casa Saraceni focalizza, invece, l’attenzione su una delle sue più importanti acquisizioni d’arte antica degli ultimi dieci anni: «Porzia che si ferisce alla gamba», opera di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665), citata per la prima volta da Carlo Cesare Malvasia nel volume «Felsina pittrice» del 1678, pubblicata nel 1975 nel catalogo della pionieristica mostra di Los Angeles sulle donne artiste e acquisita dalla Fondazione Carisbo nel 2008.
Contestualmente saranno visibili al pubblico opere d’arte del Novecento come «La madre folle» (1929) «La carità» (1937) e «Dedalo e Icaro» (1937) di Arturo Martini, «Il pastore dell’essere» di Alberto Viani (1963) e «Glass writing: ideogramma» di Nino Migliori (2004), oltre a una selezione di strumenti musicali meccanici della collezione Marini, tra i quali il «piano melodico» di Giovanni Racca.
Agli amanti dell’antico si segnala anche la mostra «Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale» a Palazzo Pepoli, nella quale sono esposte ceramiche figurate, sculture in pietra e la trasposizione di una Tomba dipinta di Tarquinia (la Tomba della nave), le cui pareti affrescate sono state «strappate» dalla camera originaria e rimontate in pannelli, oltre alla ricostruzione virtuale del Sarcofago degli sposi, esposto permanentemente all'interno del museo di Villa Giulia a Roma, del quale ne esistono solo due versioni al mondo (l'altra è conservata al Louvre di Parigi).
Seguendo le tracce dell’antico, una visita merita, infine, la Chiesa di Santa Maria della Vita, all’interno della quale è conservato il «Compianto del Cristo morto» di Nicolò dell'Arca, un gruppo scultoreo datato 1463, composto da sette figure policrome in terracotta a grandezza naturale (la Vergine, le tre Marie, San Giovanni Apostolo e Giuseppe d'Arimatea che piangono sul corpo del Cristo morto) e noto in tutto il mondo anche per la puntuale definizione di Gabriele D’Annunzio che parlò di «urlo di pietra».

Da Palazzo Poggi alla Biblioteca dell'Archiginnasio: Sissi dialoga con le collezioni d'arte della città
È giocato, invece, sul rapporto tra antico e contemporaneo il progetto espositivo «Manifesto abusivo», dedicato alla ricerca artistica di Sissi sul corpo umano inteso come terreno di sperimentazione e luogo di rappresentazione.
Installazioni, disegni, video, sculture, libri d’artista e performance, lavori nuovi e opere precedenti riproposte in un display inedito, non solo ripercorrono l’intero iter creativo dell’artista bolognese, sulla scena da una decina di anni, ma innescano anche stimolanti contrappunti con le raccolte permanenti delle quattro sedi espositive cittadine coinvolte nella rassegna.
Punto di partenza del percorso espositivo, la cui curatela è di Gianfranco Maraniello e Sabrina Samorì, è il museo di Palazzo Poggi, che accoglie un allestimento incentrato sul progetto performativo ed editoriale «Anatomia parallela», nel quale trovano posto illustrazioni che imitano nelle sembianze un trattato anatomico del XVII secolo e il video «Animatomie» (2013), con disegni che illustrano una serie di lezioni sulla manipolazione del corpo attraverso gesti simbolici di vestimento e travestimento, in dialogo con le celebri ceroplastiche degli «Spellati» realizzate dal bolognese Ercole Lelli a metà del XVIII secolo.
All’interno delle Collezioni comunali d’arte di Palazzo Accursio, nella Sala dei primitivi, trovano, invece, posto le installazioni «Apparati di un discorso organico» (2014) e «Il naufrago: ondeggia ubriaco perdendo la testa» (2012); mentre nella Gipsoteca del Museo civico archeologico Sissi mette a confronto i calchi in gesso di sculture greche e romane presenti nella collezione con manichini rivestiti da abiti e accessori provenienti dal suo «Addosso 1995/in progress».
Il percorso espositivo, al quale sarà affiancata anche una performance nella sala seicentesca del Teatro anatomico (domenica 25 gennaio, ore 17.30), si chiude alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, nell’Ambulacro dei Legisti, dove sono state posizionate dieci vetrine in cui sono allestiti altrettanti tavoli di lavoro su cui sono esposti diari con appunti e idee, tavole disegnate, piccole reliquie e oggetti vari. In un'atmosfera laboratoriale che si ispira all'atelier dell'artista, l'installazione avvicina, poi, lo sguardo del pubblico alla sfera delle sue fonti di ispirazione attraverso la presentazione di una serie di volumi antichi riccamente illustrati come la «Monstrorum historia» di Ulisse Aldrovandi, stampata a Bologna nel 1642, e l'«Opera omnia» di Marcello Malpighi, edita a Londra nel 1686 sotto l'egida della Royal Society.
A collegare le varie sedi espositive, con orari di apertura ampliati e ingresso gratuito (o in alcuni casi ridotto) per i possessori di qualsiasi tipologia di biglietto «Arte Fiera», ci sarà l’«Art City Bus», linea di trasporto urbano articolata in tredici fermate, che farà la spola tra piazza Costituzione, le Due Torri, San Vitale e i principali musei cittadini. Un valido ausilio per costruirsi il proprio itinerario di visita personalizzato sarà anche l’«Art City Map», una pratica guida di formato tascabile con tutte le informazioni sugli eventi in programma a Bologna, a partire dalla mostre al Mambo di Carroll e Calzolari per giungere al progetto espositivo «Too early too late» alla Pinacoteca nazionale (dal 22 gennaio al 12 aprile), altre tre delle tante proposte che, dal 23 al 25 gennaio, trasformeranno la città in un vero e proprio «museo diffuso». (sam)

Per saperne di più
Da «Arte Fiera» ad «Art City»: per quattro giorni Bologna diventa un grande «museo diffuso»

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Giovanni da Modena, Cappella Bolognini - particolare, 1411-12 ca.. Bologna, Basilica di San Petronio; [fig. 2] Giovanni da Modena, «Madonna con Bambino». Tempera su tavola. Modena, Museo civico d'arte; [fig. 3] Giovanni da Modena, «Statuti della Società dei Drappieri» - ms. 639,1407. Bologna, Museo civico medievale; [fig. 4] Francesco Barbieri detto il Guercino, particolare dell'affresco «Ercole e Anteo», 1631. Bologna, Palazzo Talon Sampieri; [fig. 5]  Elisabetta Sirani, «Porzia si ferisce alla gamba», 1664. Olio su tela, 101x138 cm. Collezioni d’arte e di storia della Fondazione cassa di risparmio in Bologna. Courtesy: Fondazione Carisbo; [fig. 6] Niccolò dell'Arca, «Compianto sul Cristo morto», 1463. Bologna, Santa Maria della Vita; [Fig. 7] Sissi, «Anatomia parallela», 2014. Libro d'artista, tecnica mista, disegni, collage, testi, 33 x 23 cm; [fig. 8] Sissi, «Anatomia parallela in tour», 2014. Performance al Teatro anatomico.  Padova, Palazzo del Bo. Foto: Dario Lasagni. Courtesy dell'artista; [fig. 9] Sissi, «Manifesto anatomico». veduta della mostra presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna. Foto: Ilaria Medda; [ figg.10 e 11] Sissi, «Manifesto anatomico». veduta della mostra presso il Museo civico archeologico (Gipsoteca) di Bologna. Foto:  Cecilia Ceccherini; [fig. 12] Sezione della mostra  «Il viaggio oltre la vita» al Museo della storia di Bologna dedicato alla Tomba della nave; [fig. 13] Piano melodico a coda, costruito dalla ditta Giovanni Racca, Bologna, 1900 ca., n. di serie 4674, rivenditore Tedeschi & Raffael di Milano. 101x88x140 cm, 73 note, lettura a libro di carta, movimento a manovella [Opera esposta a Casa Saraceni di Bologna]

Informazioni utili 

«Art City Bologna 2015 - Musei, mostre, luoghi d'arte». Bologna, sedi varie.  Programma su: http://agenda.comune.bologna.it/cultura/artcity. Ingresso gratuito o ridotto in tutte le sedi coinvolte per i possessori di qualsiasi biglietto di Arte Fiera  2015. Siti web: www.comune.bologna.it/cultura/ o www.artefiera.bolognafiere.it. Dal 23 al 25 gennaio 2015.

«Morandi e l’antico: Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi». Museo Morandi @ Mambo, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì e venerdì, ore 12.00-18.00, giovedì, sabato, domenica e festivi, ore 12.00-20.00. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 10.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.00-20.00.  Ingresso: intero (comprensivo di accesso alle mostre temporanee) € 6,00, ridotto € 4,00, gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Informazioni: tel. 051.6496611, fax 051.6496637 o info@mambo-bologna.org. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Fino al 3 maggio 2015.

«Il Guercino nel Guercino». Palazzo Talon Sampieri, Strada Maggiore, 24 - Bologna. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23-domenica 25 gennaio, ore 11.00-13.00 e ore 15.30-17.30. Ingresso: gratuito, ma solo su appuntamento e per gruppi limitati (massimo 10 persone), con turni di visita ogni 30 minuti. Prenotazioni: cell. 338.3341685 (dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore  15.00 alle ore 18.00). Nota: al momento della prenotazione hanno precedenza i possessori del biglietto «Arte Fiera». Sito web: www.amicidelguercino.it. Dal 23 al 25 gennaio 2015. 

«Giovanni da Modena. Un pittore all'ombra di San Petronio». Museo civico medievale – Sala del Lapidario, via Manzoni, 4 – Bologna. Orari: martedì – venerdì, ore 9.00 - 15.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.00-18.30; lunedì chiuso. Orari «Art City Bologna»:venerdì 23 gennaio, ore 9.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00, gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Informazioni: tel. 051.2193930/2193916,  Sito internet: www.museibologna.it/arteantica. Fino al 12 aprile 2015. 

Le collezioni d'arte della Fondazione Carisbo: un capolavoro di Elisabetta Sirani e gli strumenti musicali meccanici di scuola bolognese della collezione Marini. Casa Saraceni, via Farini, 15 - Bologna. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 12.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 12.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 12.00-20.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel.  051.2754070 o info@genusbononiae.it. Siti web: www.fondazionecarisbo.it o www.genusbononiae.it. Dal 23 al 25 gennaio 2015.  

«Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale». Palazzo Pepoli - Museo della storia di Bologna, via Castiglione, 8 - Bologna. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; giovedì, ore 10.00-22.00; chiuso il lunedì. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 10.00-19.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.00-19.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto over 65 e convenzioni € 7,00, ridotto studenti e gruppi € 5,00; gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Informazioni: tel. 051.19936317 o  info@genusbononiae.it. Sito internet:  www.genusbononiae.it. Fino al 22 febbraio 2015.  

«Compianto sul Cristo morto» di Niccolò dell'Arca. Santa Maria della Vita, via Clavature, 8-10 - Bologna. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 - domenica 25 gennaio, ore 10.00-19.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 051.19936317 o  info@genusbononiae.it. Sito internet:  www.genusbononiae.it. Esposizione permanente. 

«Sissi. Manifesto anatomico». Performance: domenica 25 gennaio, alle ore 17.30, al teatro Anatomico. Incontro con il pubblico: sabato 24 gennaio, alle ore 16.00, all'Accademia di Belle arti. Mostre: Museo di Palazzo Poggi, via Zamboni, 33 - Bologna. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–16.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.30–17.30; chiuso il lunedì non festivo. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 10.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero  € 3,00, ridotto € 1,00; gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Fino al 22 febbraio 2015. Collezioni comunali d'arte - Palazzo d'Accursio, piazza Maggiore, 6 - Bologna. Orari: martedì-venerdì, ore 9.00–18.30; sabato, domenica e festivi, ore 10.00–18.30; chiuso il lunedì non festivo. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 9.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.30-20.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00, gratuito con il biglietto di ingresso del Museo civico archeologico; gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Fino all'8 marzo 2015. Museo civico archeologico, via dell'Archiginnasio, 2 - Bologna. Orari: martedì-venerdì, ore 9.00–15.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.00–18.30; chiuso il lunedì non festivo. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 9.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 10.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00, gratuito con il biglietto di ingresso alle Collezioni comunali d'arte; gratuito per i possessori del biglietto «Arte Fiera» nei soli giorni di svolgimento di «Art City Bologna». Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, piazza Galvani, 1 - Bologna. Orari: lunedì-sabato, ore 9.00-19.00; domenica e festivi, ore 10.00-14.00. Orari «Art City Bologna»: venerdì 23 gennaio, ore 9.00-20.00; sabato 24 gennaio, ore 9.00-24.00; domenica 25 gennaio, ore 12.00-20.00. Ingresso libero. Fino all'8 marzo 2015.  

giovedì 22 gennaio 2015

«La sposa paracadute», la guerra raccontata attraverso gli occhi delle donne

C'è stato un tempo in cui dalla seta di un vecchio paracadute piovuto dal cielo potevano nascere storie destinate a durare una vita. Erano gli anni della Seconda guerra mondiale. In molte città italiane le bombe erano uno straziante rituale, ma la paura non toglieva la voglia di progettare il futuro, di sposarsi e fare figli. A ricordare questa storia che ha il sapore della favola è ora uno spettacolo teatrale nato dalla collaborazione tra Francesca Giaconi con Arianna Marano, interprete storica del Teatro de los Sentidos di Enrique Vargas, ed Eleonora Spezi, già collaboratrice artistica dei praghesi Fratelli Forman di Obladarium, che firma anche le scenografie e i costumi.
«La sposa paracadute», questo il titolo della pièce, debutterà venerdì 23 e sabato 24 gennaio, alle ore 21.00, al Funaro di Pistoia, residenza artistica del lavoro e anche suo centro di produzione, raccontando le vicende di tante donne italiane che, dalla Lombardia alla Sicilia, hanno voluto condividere i loro ricordi fatti di abitudini quotidiane, risate e lettere sugli anni della Seconda guerra mondiale.
In questa storia, come in molte storie, tutto parte dalle radici. Il tentativo di ricostruire la morfologia genealogica ed affettiva delle proprie, ha portato a percorrere anche cammini altrui. L’autrice e regista Francesca Giaconi non ha, infatti, solo messo insieme il puzzle della propria storia familiare, ha anche confuso le impronte dei propri passi con quelle di chi, attraverso tante interviste e un lungo lavoro di ricerca, le ha aperto il cuore per dare vita a un racconto collettivo al quale fanno da raccordo i fili di una stoffa speciale: quella di un vestito da sposa, che in versione gigante dominerà la scena dello spettacolo.
L’abito bianco di cui si racconta, dal quale si ergerà durante la rappresentazione Arianna Marano, è, per esempio, quello di una signora siciliana, nato, come tutto il corredo matrimoniale, dal taglio e cucito di un paracadute americano ritrovato durante la Seconda guerra mondiale. Un’usanza, questa, che la povertà di quegli anni aveva visto diffondersi in tutta la penisola: una donna toscana trovandone un altro, strappato, su un albero della Foresta del Teso (sulla montagna pistoiese), ne aveva, infatti, ricavato –racconta lo spettacolo- sottovesti e camicie da notte.
Le storie narrate non finiscono, però, sempre con un matrimonio né raccontano unicamente di amori. I riflettori si accendono, per esempio, sulla vicenda di una donna ligure che si innamora di un unico sorriso, visto una volta, poi perso per tanti anni e ritrovato alla fine della guerra, al ritorno dall’Africa, a piedi, di Luigi. Ma in scena ci sono anche i ricordi di Maria, che racconta al pubblico di quando teneva per mano tutti quelli intorno a lei, mentre sentiva cadere una bomba e contava fino a 10 (il tempo necessario per lo scoppio), scoprendosi ancora viva.
Lo spettacolo del Funaro sembra dirci così che la quotidianità, le piccole grandi abitudini, ancora di salvezza o talvolta prigione, vincono anche la guerra, sono l’antidoto alle brutture del conflitto.
Il senso dell’indagine è espresso bene, secondo Francesca Giaconi, dalle parole del famoso entomologo francese Jean Henri Fabre:«la storia celebra i campi di battaglia nei quali l’uomo ha incontrato la morte, ma disdegna di parlare dei campi coltivati che sono alla base della sua prosperità; la storia ci annuncia i nomi dei bastardi dei Re, ma non sa raccontarci l’origine del grano. Questo è il senso dell’umana follia».

Informazioni utili 
«La sposa paracadute». Regia e testi di Francesca Giaconi, con Arianna Marano ed Eleonora Spezi. Scenografia e suoni: Eleonora Spezi. Luci: Simone Mancini. Centro culturale «Il Funaro» di Pistoia, via del Funaro, 16/18 – Pistoia. Quando: venerdì 23 e sabato 24 gennaio, ore 21.00. Ingresso: intero € 15,00. Informazioni: tel. 0573.977225  o  0573.976853 o info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org. Dal 23 al 24 gennaio 2015. 

mercoledì 21 gennaio 2015

Da «Arte Fiera» ad «Art City»: per quattro giorni Bologna diventa un grande «museo diffuso»

È tutto pronto a Bologna per la trentanovesima edizione di «Arte Fiera», la prima e la più longeva manifestazione mercantile italiana dedicata al moderno e al contemporaneo, che quest’anno vede alla sua guida Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni.
Da venerdì 23 a lunedì 26 gennaio, la città felsinea aprirà le porte del suo quartiere fieristico, e per la precisione i Padiglioni 25 e 26, a duecentosedici espositori (di cui centoottantotto gallerie, ovvero il 10% in più rispetto allo scorso anno) che metteranno in mostra oltre duemila opere di mille artisti internazionali, tra grandi maestri del Novecento e giovani promesse.
«Arte Fiera» non è, però, solo un’interessante e qualificata vetrina espositiva, è anche un’occasione di incontro per gli addetti ai lavori con conversazioni dedicate ai temi del mercato (a cura della giornalista Riccarda Mandrini), premi e il ricco programma di «Bologna Art City», un cartellone di mostre, installazioni, spettacoli teatrali, laboratori per bambini ed eventi culturali di vario genere, a cui farà da filo conduttore il dialogo tra antico e moderno, che attraverserà il centro storico della città per espandersi dinamicamente verso l’intero contesto urbano, dando vita a un vero e proprio «museo diffuso».

Da Giacomo Balla a Michelangelo Pistoletto: in fiera si punta sull’arte italiana
Il percorso espositivo in fiera, le cui visite saranno tenute a battesimo giovedì 22 gennaio da una talk show con l’artista Michelangelo Pistoletto e il ministro Dario Franceschini, si articolerà in cinque sezioni.
Da Balla e Boccioni a De Chirico e Morandi, da Capogrossi e Fontana a Burri, Manzoni e Castellani, fino a Pistoletto, Boetti, Calzolari e Penone, senza dimenticare Bonalumi, Gianni Colombo, Dadamaino, Varisco e Alviani, l’ormai classica «Main selection» sarà all’insegna delle eccellenze del made in Italy con un omaggio ad artisti che stanno vivendo un momento di sorprendente riconsiderazione, come dimostrano l’attenzione dei principali musei internazionali, le ultime edizioni londinesi delle «Italian Sales» e le recenti aste newyorkesi.
Dopo il debutto dello scorso anno, ritorna protagonista in fiera anche la sezione «Fotografia», grazie alla collaborazione con Fabio Castelli e la sua Mia Fair, che hanno selezionato ventiquattro prestigiose gallerie alle quali spetterà il compito di mettere in mostra fotografi italiani e internazionali di fama o emergenti, tradizionali o sperimentali, classici o d’avanguardia, tra i quali Franco Fontana, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Robert Mapplethorpe, Ugo Mulas, Irving Penn e Werner Bischof.
Non mancherà, poi, al quartiere fieristico bolognese la sezione «Solo show», con quattordici monografiche di maestri storici e di giovani artisti, che proporranno un percorso da Mark Tobey a esponenti del Gruppo Gutai e della cosiddetta Pittura analitica, per giungere, quindi, a Luca Vitone, Maria Morganti e Leonardo Cremonini.
Ai Padiglioni 25 e 26 ci saranno anche una vetrina delle «Nuove proposte», con gallerie che focalizzeranno la propria attenzione sul lavoro di giovani under 35, e un focus sui Paesi dell’Est Europa, al quale sarà correlata la mostra «Too early too late», curata da Marco Scotini, alla Pinacoteca nazionale (dal 22 gennaio al 12 aprile), che allineerà quasi sessanta artisti, oltre cento opere -provenienti dalle più prestigiose collezioni private italiane- e documenti storici volti a indagare il rapporto dell’Oriente con la modernità occidentale e raccontare la complessa struttura sociale di un’area culturale in transizione.
A completare la proposta espositiva del quartiere fieristico felsineo, che sarà affiancata da un’area speciale dedicata alle esigenze business dei collezionisti (la «Collectors’ Lounge»), saranno gli omaggi a due grandi personalità della scena italiana: la gallerista Marilena Bonomo, scomparsa il 25 agosto 2014, e Alberto Burri, artista di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita e del quale verrà messo in mostra «Cellotex CW1» (1981), lavoro di grandi dimensioni (cm 252x610) proveniente dalla collezione di Palazzo Albrizzini a Città di Castello. Mentre la Fondazione Mast - Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia proporrà un'anteprima dell’esposizione «Il segreto svelato. Fotografie industriali, 1912 – 1937», a cura di Urs Stahel e Graham Howe, che accenderà i riflettori su Emil Otto Hoppé, uno dei più significativi fotografi dell’epoca moderna.
Gli artisti più promettenti tra quelli esposti potranno, infine, essere insigniti da uno dei tanti premi che hanno scelto «Arte Fiera» come propria vetrina: dall'«Euromobil under 30» al «ContemporaryYoung» di Unindustria, che sarà assegnato alla miglior opera dedicata al lavoro, dal «Rotary valle del Samoggia», che andrà all'installazione più creativa, al «Videoinsight», che vedrà vincitore il lavoro che più promuove negli spettatori il benessere psico–fisico.

Dall’anteprima del film «Turner» all’«Art White Night»: centinaia di eventi in giro per Bologna
L’evento mercantile bolognese guarderà, quest’anno, anche al mondo del cinema: sabato 24 gennaio, alle ore 21, la Cineteca ospiterà l’anteprima nazionale del film «Turner» di Mike Leigh, probabile candidato all’Oscar e già premiato al Festival del cinema di Cannes 2014, che racconta in maniera magistrale la figura visionaria del grande pittore britannico e la storia di uno dei più importanti artisti del XIX secolo. Sempre grazie alla Cineteca verranno proiettati, tra l’altro, il biopic che Peter Greenaway ha dedicato all’incisore barocco Hendrik Goltzius (giovedì 22 gennaio, ore 18 e ore 20.45), il documentario di Alain Fleischer sulla nascita del Louvre Lens (venerdì 23 gennaio, ore 17.30), le comiche cubiste dirette da Georges Monca nel 1912 (sabato 24 gennaio, ore 18) e la versione restaurata del film «Barry Lindon» di Stanley Kubrick (sabato 24 gennaio, ore 24).
Per quanto riguarda il teatro, o meglio il mondo della performance, l’Arena del Sole ospiterà, martedì 27 e mercoledì 28 gennaio (alle ore 21), l’acclamato «Disable Theater», spettacolo del coreografo e regista francese Jérôme Bel, che vedrà in scena la compagnia svizzera «Theater Hora», formata da attori professionisti con disabilità di natura mentale e sindrome di down. Mentre Alessandro Bergonzoni proporrà sabato 24 gennaio (alle ore 21), alla Pinacoteca nazionale, l’installazione performativa «Tutela dei beni: Corpi del (C)reato ad arte (il valore di un'opera, in persona)», ispirata alla tutela del corpo come bene artistico, esistenziale e spirituale.
Tante, poi, le mostre in programma, a cominciare dalla ricca proposta del Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna con le mostre «Franco Guerzoni. Archeologie senza restauro» e «Lawrence Carroll. Ghost House», nelle quali si ravvisa un riferimento, più o meno esplicito, alla poetica morandiana. Alla figura del pittore bolognese è dedicato anche il progetto fotografico dell’olandese Ada Duker: «Imprevedibili nature morte» (dal 21 gennaio al 22 marzo), un delicato omaggio alla città felsinea e ai suoi portici, nei quali i dettagli del paesaggio sono costruiti sull’alternarsi di luci e ombre. Sempre a casa Morandi è possibile vedere le opere dell’artista a confronto con capolavori del passato di Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi.
Rimanendo nell’ambito dell’arte antica merita, inoltre, una visita, al Museo civico medioevale, la rassegna «Giovanni da Modena. Un pittore all'ombra di San Petronio», dedicata ad uno dei maggiori protagonisti della pittura tardogotica in Italia, del quale si ricordano gli affreschi per la ben nota cappella Bolognini (1411-1412) con il Giudizio universale, le storie dei Magi e quelle di San Petronio.
Nei giorni di «Arte Fiera» si conclude, poi, al Padiglione de l'Esprit Nouveau, la prima tappa del progetto espositivo «My house is a Le Corbusier», che vedrà Cristian Chironi studiare le numerose abitazioni progettate nel mondo dal celebre architetto francese attraverso una serie di periodi di residenza. Mentre Sissi inaugurerà la sua mostra-organismo «Manifesto anatomico» (dal 22 gennaio all'8 marzo), che racconterà la sua ricerca sul corpo in quattro prestigiose sedi cittadine: Palazzo Poggi, le Collezioni comunali d’arte, il Museo civico archeologico e la Biblioteca dell’Archiginnasio.
Le proposte in cantiere sono ancora molte e spaziano dalla street art in viale Masini  e in via Indipendenza a progetti sul cibo negli spazi della Galleria Cavour, da interventi site specific, come quello di Christian Boltanski al Museo per la memoria di Ustica o di David Tremlett alla Cappella di Santa Maria dei carcerati, a rassegne che valorizzano recenti acquisizioni o patrimoni figurativi della città come quella che Casa Saraceni dedica all’opera «Porzia che si ferisce alla gamba» di Elisabetta Sirani o quella sul Guercino e il suo «Ercole e Anteo» a Palazzo Tolon Sampieri, senza dimenticare le tante proposte espositive delle gallerie cittadine. L’intero programma è consultabile sul sito http://agenda.comune.bologna.it/cultura/artcity.
A collegare le varie sedi ci sarà l’«Art City Bus», linea di trasporto urbano articolata in tredici fermate, che farà la spola tra piazza Costituzione, le Due Torri, San Vitale e i principali musei cittadini. Un valido ausilio per i globetrotter dell’arte sarà anche l’«Art City Map», una pratica guida di formato tascabile con tutte le informazioni sugli eventi in programma a Bologna, utilissima soprattutto sabato 24 gennaio quando la città farà le ore piccole con l’«Art White Night», una notte bianca con centinaia di eventi espositivi, che richiamerà in palazzi storici, spazi urbani, gallerie d'arte, negozi, hotel, caffè e osterie decine di migliaia di visitatori, trasformando il capoluogo emiliano in una vera e propria capitale dell’arte. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Veduta dell’ingresso ideato per l’edizione 2014 di «Arte Fiera»; [fig. 2] Giulio Paolini, «Voyage autor de ma chambre», 2011. Leggio, litografia, plexiglas e matita su carta cm 147x120x80. Courtesy: Galleria Artevalori, Genova-Courmayeur-Milano [sezione «Main Selection»]; [fig. 3] Michelangelo Pistoletto, «Pappagallo», 1962-1971. Serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio,cm. 100X70. Courtesy: Biasutti & Biasutti, Torino [sezione «Main Selection»]; [fig. 4] Gonkar Gyatso, «Unititled», 2014. Tecnica mista su carta montata du dibond, cm 40 X 40 X 5. Courtesy: Mimmo Scognamiglio, Milano [sezione «Main Selection»]; [fig. 5] Mark Tobey, «Untitled», 1965. Monotipo con tempera su carta, 100,6x52 cm. Courtesy: Cavana Arte Contemporanea, La Spezia [sezione «Solo Show»]; [fig. 6] Un fotogramma del film «Mr. Turner» (Gran Bretagna, 2014) di Mike Leigh; [fig. 7] Ada Duker, «Imprevedibili nature morte», 2014. Stampa inkjet, laminazione semi-lucida, applicata su dibond, 42 x 56 cm [mostra allestita alla Casa Morandi di Bologna]; [fig. 8] Ahlam Shibli, No.53, Trackers, 2005. Foto digitale a colori. Collezione Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Courtesy dell'artista [opera esposta nella mostra «Too early too late» alla Pinacoteca nazionale di Bologna]; [fig. 9] Christian Boltanski, «A proposito di Ustica». Museo per la memoria di Ustica, Bologna. Veduta dell'allestimento. Foto: Sandro Capati

Informazioni utili 
«Arte Fiera 2015». Quartiere fieristico di Bologna, ingresso Ovest Costituzione - Bologna. Orari: Vernice (ad inviti): giovedì 22 gennaio, dalle ore 12.00 alle ore 21.00. Orari: da venerdì 23 a domenica 25 gennaio, dalle ore 11.00 alle ore 19.00; lunedì 26 gennaio, dalle ore 11.00 alle ore 17.00. Ingresso: intero giornaliero € 20,00; abbonamento 4 giorni, € 35,00 abbonamento 3 giorni: € 33,00; abbonamento 2 giorni: € 30,00; ingresso gruppi (minimo 15 unità) € 15,00, ingresso per i ragazzi fino ai 10 anni gratuito. Informazioni: BolognaFiere, viale della Fiera, 20 - Bologna, tel. 051.282111 o artefiera@bolognafiere.it. Sito web: www.artefiera.bolognafiere.it. Dal 23 al 26 gennaio 2015.  

«Art City Bologna 2015 - Musei, mostre, luoghi d'arte». Bologna, sedi varie.  Programma su: http://agenda.comune.bologna.it/cultura/artcity. Ingresso gratuito o ridotto in tutte le sedi coinvolte per i possessori di qualsiasi biglietto di Arte Fiera  2015. Siti web: www.comune.bologna.it/cultura/ o www.artefiera.bolognafiere.it. Dal 23 al 25 gennaio 2015. 

martedì 20 gennaio 2015

Brafa Art Fair, una settimana di grande arte e antiquariato a Bruxelles

Spegne sessanta candeline Brafa Art Fair, una tra le fiere d'arte e di antiquariato più importanti d'Europa con i suoi oltre cinquantamila ingressi della passata edizione. Dal 24 gennaio al 1° febbraio gli oltre quindicimila metri quadrati del Tour & Taxis di Bruxelles si apriranno, dunque, ancora una volta ai più importanti professionisti del mercato artistico internazionale. Centoventisei le gallerie presenti in questa edizione della fiera, come sempre promossa dell'associazione Foire des Antiquaires de Belgique, nella quale sarà possibile ammirare oggetti realizzati in oltre cinquemila anni di storia, dall’antichità (il pezzo più datato è una kandila, un contenitore in marmo tipico delle isole Cicladi, risalente al 2800-3000 a.C.) ai giorni nostri, in un percorso che spazierà dall’arte asiatica all’oreficeria, dall’archeologia al contemporaneo, dal fumetto ad imperdibili opere di maestri fiamminghi.
Tanti i pezzi da cui farsi ammaliare, a partire dalla perfetta ricostruzione in terracotta di una nave realizzata in Cina tra il 25 e il 220 a.C.. La galleria italiana Chiale antiquariato esporrà, per esempio, una sedia pieghevole fabbricata a Firenze nel Quattrocento, mentre D'Arschot&Cie di Bruxelles metterà in mostra una bellissima spilla ungherese del XVII secolo. Per contro la belga Epoque Fine Jewels presenterà in fiera un raro pendente a forma di sirena realizzato in Francia intorno al 1870; la Stern-Pissarro Gallery di Londra, gestita da Lélia Pissarro (bis-nipote del noto pittore Camille), proporrà, invece, opere di Giorgio De Chirico, Pierre-Auguste Renoir e Marc Chagall. Un altro pezzo da non perdere è, infine, una tavola originale di Hergé valutata 2,5 milioni di euro, esposta dalla galleria belga Huberty-Breyne. Si tratta della copertina dell'albo «L’Etoile mystérieuse» («La Stella misteriosa») del 1942, decima avventura di Tintin.
A curare l’allestimento dell’evento mercantile, al quale farà da corredo un prezioso catalogo di oltre seicento pagine con la riproduzione di una selezione degli oggetti esposti e approfondimenti sulle gallerie presenti, sarà lo studio belga «Volume Architecture» di Nicolas de Liedekerke e Daniel Culot.
Questa edizione di Brafa Art Fair presenterà, poi, un appuntamento speciale: la mostra «The Belgian Collector», a cura della Fondazione Re Baldovino, ideata come omaggio a una decina di collezionisti belgi che -attraverso la propria passione- custodiscono preziosi capolavori del passato e contribuiscono a tramandarli nel tempo.
Per tutta la durata della fiera sarà, inoltre, possibile partecipare ai «Brafa Art Talks», una serie di conferenze che avranno per protagonisti curatori museali, esperti, giornalisti, collezionisti e altri importanti protagonisti del mondo dell’arte, come l’architetto Brigitte Saby, la conservatrice Dominique Dupuis-Labbé, il gioielliere Jean Boghossian (a capo della maison Bogh-Art) e l'antiquario Christian Vrouyr. Dal light design all’erotismo nella produzione di Pablo Picasso, fino a un approfondimento sul mondo dei diamanti, sono in tutto nove gli incontri promossi, con la collaborazione dei divulgatori Biapal.
Tra gli appuntamenti da segnarsi in agenda c’è quello con Anne van Greventein-Kruse e Livia Depuydt-Elbaum che giovedì 29 gennaio presenteranno l’intervento di restauro sul «Polittico dell'Agnello mistico» dei fratelli Van Eyck, un’opera monumentale straordinaria non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua storia. Sopravvissuto alla iconoclastia del 1566, il lavoro fu spostato prima a Parigi (1794-1816) e in seguito a Berlino (1816-1920), per essere, quindi, nascosto nella miniere di salgemma di Altaussee durante la Seconda guerra mondiale.
Mentre venerdì 30 gennaio An Van Camp presenterà una selezione delle opere che saranno esposte nella mostra «In oro e argento: Da Leonardo a Jasper Johns», in programma da maggio alla National Gallery of Art di Washington, per poi spostarsi in settembre al British Museum di Londra. L’esposizione presenterà disegni di Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Gerard David, Rembrandt e molti altri, realizzati con punta metallica, una tecnica non molto nota, in cui disegnatore traccia le figure con una stilo in metallo (per lo più d’argento) su un foglio precedentemente preparato con materiale abrasivo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Marc Chagall, Circo, 1981. Opera esposta dalla Stern-Pissarro Gallery di Londra; [fig. 2] kandila delle isole Cicladi, 2800-3000 a.C.. Opera esposta dalla galleria Cybele di Parigi; [fig. 3]  Spilla con pendente a forma di sirena, 1870. Opera esposta dalla galleria Epoque Fine Jewels di Bruxelles

Informazioni utili 
Brafa Art Fair 2015 – Edizione numero 60. Tour & Taxis, Avenue du Port 86 C, B-1000 Bruxelles (Belgio). Orari: tutti i giorni, ore 11.00-19.00; giovedì 29 gennaio, apertura notturna fino alle ore 22.00. Ingresso: € 20,00; gruppi e minori di 26 anni € 10,00, gratuito per i bambini fino ai 12 anni. Catalogo: disponibile in mostra (€ 10,00). Informazioni: tel. +32(0)25134831 o info@brafa.be. Sito internet: www.brafa.be. Da sabato 24 gennaio a domenica 1° febbraio 2015.




lunedì 19 gennaio 2015

Venezia, un anno all’insegna dei fratelli Pollock alla collezione Geggenheim

Si è concluso con un record di visitatori il 2014 della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Nel corso dell’anno il museo lagunare ha, infatti, contato 396077 presenze durante i suoi 316 giorni di apertura, con una media giornaliera di 1253 ospiti. Questo eccezionale numero include i 7000 studenti e gli oltre 1000 insegnanti che hanno preso parte al programma di formazione «A scuola di Guggenheim», i 1500 bambini che hanno frequentato i laboratori domenicali del progetto «Kids Day» e le oltre 7700 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, visite speciali ed eventi istituzionali e privati.
Il 2015, che ha appena visto la chiusura della mostra «Azimut/H. Continuità e nuovo», visitata da oltre 110000 persone, renderà omaggio ai fratelli Pollock.
Tre mostre, tre percorsi allestitivi, unici e sorprendenti, porteranno i visitatori a contatto non solo con due massimi capolavori del genio indiscusso dell'Espressionismo astratto americano, Jackson Pollock, ma anche con le opere del meno noto fratello maggiore Charles.
Si comincia il 14 febbraio con una mostra scientifica a cura di Luciano Pensabene Buemi, conservatore della Collezione Peggy Guggenheim, e di Roberto Bellucci, restauratore all’Opificio delle pietre dure di Firenze. «Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della materia» è il titolo dell’esposizione, in programma fino al 6 aprile, che nasce da un importante progetto di studio e di conservazione delle opere dell’artista americano e che svela attraverso video, riproduzioni in 3D, touch-screen e strumenti interattivi l’esplosione dei colori ritrovati dopo il lungo intervento di pulitura alla quale è stata sottoposta la tela «Alchimia» («Alchemy»). Per l’occasione, l’opera, realizzata nel 1947, sarà esposta senza teca protettiva permettendo così al pubblico l’esatta lettura della sua complessa superficie tridimensionale.
La stagione espositiva proseguirà il 23 aprile con la prima tappa europea della mostra itinerante «Jackson Pollock Mural. L'energia resa visibile», curata da David Anfam, che fino al 9 novembre permetterà al pubblico di vedere a Palazzo Venier dei Leoni l'immenso «Murale» (1943, University of Iowa Museum of Art, Iowa City) realizzato dall'artista per l'appartamento newyorkese di Peggy Guggenheim. Il lavoro, con i suoi 6 metri di lunghezza, è la più grande opera di Pollock esistente al mondo, oggi considerata da una parte della critica il dipinto singolo più importante del XX secolo.
Parallelamente, le sale destinate alle mostre temporanee, presenteranno, fino al 14 settembre, la prima grande retrospettiva dedicata a Charles. La mostra, curata da Philip Rylands e realizzata grazie alla collaborazione dell'archivio Pollock di Parigi, allineerà un centinaio di opere tra dipinti, materiali e documenti, in parte inediti, oltre a lettere, fotografie e schizzi che analizzeranno il rapporto tra i due fratelli.
L'anno si concluderà con un tributo, il primo in assoluto nella storia, all'artista indiano Vasudeo Santu Gaitonde (1924–2001), visitabile dal 3 ottobre al 10 gennaio 2016. Con circa quarantacinque dipinti e opere su carta provenienti da oltre trenta importanti istituzioni pubbliche e collezioni private tra Asia, Europa e Stati Uniti, la mostra, intitolata «V.S. Gaitonde. Pittura come processo, pittura come vita» e curata da Sandhini Poddar, rivelerà al pubblico la produzione di questo solitario e singolare artista che sviluppò un proprio stile non-oggettivo impiegando spatole, rulli e un particolare procedimento di «rimozione».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ritratto di Jackson Pollock; [fig. 2] Jackson Pollock, «Alchimia» («Alchemy»), 1947. Olio, pittura d'alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 150; [fig. 3] Una sala della collezione Guggenheim di Venezia con opere di Jackson Pollock

Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.


venerdì 16 gennaio 2015

Bologna, trent’anni di Lawrence Carroll in mostra al Mambo

Sono gli anni Novanta quando Lawrence Carroll (Melbourne, 1954), uno dei maggiori rappresentanti della pittura contemporanea, noto per aver esposto al Padiglione della Santa Sede nell'ultima edizione della Biennale di Venezia, visita il Museo Morandi di Bologna. Il linguaggio intimo e privato del maestro emiliano, la sua ricerca focalizzata sulla rappresentazione di oggetti d'uso quotidiano sono una rivelazione. L'artista australiano, che deve la propria notorietà all'interesse del conte Giuseppe Panza di Biumo, collezionista appassionato e instancabile che gli fornirà la possibilità di esporre in spazi di particolare valenza architettonica come la varesina Villa Panza o il Palazzo della Gran Guardia a Verona, trova in Giorgio Morandi il suo maestro ideale.
Riveste, dunque, particolare interesse la grande retrospettiva che il Mambo - Museo d'arte moderna di Bologna dedica, in questi primi mesi del 2015, all'artista di Melbourne, le cui opere sono conservate in spazi quali il Moca di Los Angeles, la Galerie der Stadt Stuttgart di Stoccarda o il Guggenheim di New York.
«Ghost House», questo il titolo della mostra bolognese, racconta un percorso artistico di oltre trent'anni grazie a una sessantina di lavori prodotti dalla metà degli anni Ottanta a oggi, in molti casi mai esposti in precedenza e in alcuni realizzati per l'occasione.
Le opere, selezionate da Gianfranco Maraniello, saranno visibili fino a lunedì 6 aprile; la loro esposizione non segue un criterio cronologico: nell’area destinata alle mostre temporanee sono, infatti, stati creati degli ambienti «costruiti sulla memoria», per usare le parole dell’artista, nei quali «opere di diversi periodi sono messe in dialogo tra loro e con il contesto espositivo, nella convinzione -spiegano al Mambo- che un senso possa essere ricercato non solo nei singoli lavori, ma anche nelle relazioni tra di essi, considerati collettivamente e attraverso il tempo, come gli intrecci narrativi di una storia».
Costruendo da sé i telai, come usava fare Giorgio Morandi, Lawrence Carroll sperimenta le diverse possibilità della tela di porsi in relazione con lo spazio e di diventare tridimensionale come una scultura. Forme e volumi diversi, ora concavi ora convessi, interagiscono così con l’ambiente; ad arricchirli ci sono elementi e oggetti di vario genere, che si rivelano come inauditi frammenti poetici: fiori, lampadine, fili elettrici, scarpe, bastoni, stracci di tessuto.
Elemento costante nel lavoro dell’artista è, poi, l’utilizzo del monocromo: una particolare tonalità di bianco, definita dallo stesso a Carroll «off white color», ottenuta tramite strati successivi di pittura che lasciano trasparire imperfezioni, trame, tracce di interventi precedenti.
Si tratta di un panna-avorio lattescente che vuole essere quanto più possibile vicino a quello della tela; l’artista lo sceglie agli esordi senza sapere che diventerà una costante per i successivi trent'anni e a tutt'oggi non ne ha ancora esaurito le possibilità.
Il ricorso al bianco e l’uso di residui di vita quotidiana nelle tele -due, dunque, dei caratteri costanti nella produzione di Lawrence Carroll- creano un’atmosfera di studiata compostezza e di semplicità francescana nelle sale del museo bolognese. Passo dopo passo, il visitatore si trova immerso in un mondo di pura poesia, che è anche un invito a riflettere sulla drammaticità della vita e sulla finitezza di cui ogni uomo è testimone e protagonista. Lo documentano bene tutte le fasi creative dell’artista: dai box paintings ai page paintings, passando per i calendar paintings, gli slip paintings, i light paintings, gli erasure paintings e il più recente freezing painting. Quest'ultimo lavoro, noto per l'uso di novecento litri di acqua ghiacciata, che in qualsiasi momento possono ritornare dallo stato solido a quello liquido, è stato conosciuto dai più in occasione dell’ultima Biennale di Venezia.
Nuovi sono, invece, due dipinti di grandi dimensioni in cui predomina il giallo e altri che incorporano una fonte luminosa, ulteriore tappa, questa, di uno studio sul tema della luce, che ha caratterizzato il lavoro di Lawrence Carroll fin dagli inizi. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lawrence Carroll, Untitled, 1984. Olio su tela, 185,5 x 89 x 5 cm. Collezione dell'artista. Photo credit: Carroll Studio; [fig. 2] Lawrence Carroll, Untitled, 1984. Olio su tela, 254 x 180,3 x 3,8 cm. Collezione dell'artista. Photo credit: Carroll Studio; [fig. 3] Lawrence Carroll, Untitled, 1990. Olio, cera e tela su legno, 91,5 x 147,3 x 30,5 cm. Collezione dell'artista. Photo credit: Carroll Studio; [fig. 4] Lawrence Carroll, «Victory», 2009-2010. Olio, cera, tela, lampadine, fili elettrici, giornali, legno, 291 x 220 x 18 cm. Collezione: Dublin  City Hugh Lane Museum. Image courtesy: Dublin City Hugh Lane Museum. Photo credit: Carroll studio

Informazioni utili 
«Ghost House» - mostra personale di Lawrence Carroll. Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì e venerdì, ore 12.00-18.00; giovedì, sabato, domenica e festivi, ore 12.00-20.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00; ridotto € 4,00. Informazioni: tel. 051.6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Fino al 6 aprile 2015.