ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 16 luglio 2012

Perugia: da Canova a Thorvaldsen, tra le sale del «nuovo» Museo dell’Accademia di Belle arti

E’ una delle Accademia di Belle arti più antiche d’Italia. Fondata dal pittore Orazio Alfani e dall'architetto e matematico Raffaello Sozi nel 1573, come Accademia di Disegno, è seconda solo a quella fiorentina, nata una decina d’anni prima, nel 1562. Stiamo parlando della «Pietro Vannucci» di Perugia, ubicata, dal 1901, presso l'antico convento di San Francesco al Prato (accanto al celebre Oratorio di San Bernardino, opera dello scultore Agostino di Duccio). In questi spazi, a cominciare dal 1974, ha preso corpo e forma una ricca e preziosa collezione d’arte, oggi ordinata in tre sezioni: Gipsoteca (galleria dei gessi), Galleria dei dipinti e Gabinetto dei disegni e delle stampe.
Nel 1997, il forte sisma che colpi Umbria e Marche, lo stesso che danneggiò la volta di Cimabue nella Basilica superiore di Assisi, costrinse alla chiusura forzata del Museo dell’Accademia di Belle arti e allo sfollamento del suo prezioso patrimonio, che conta seicento gessi, quattrocento dipinti, dodici mila disegni e sei mila e trecento incisioni.
Dopo tre lustri di silenzio e di polvere, interrotti solo da qualche esposizione temporanea in altre sedi, le raccolte sono, da qualche giorno, tornate visibili al pubblico, grazie alla lungimiranza generosa della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che ha interamente finanziato l'oneroso e complesso insieme dei costi.
Per l’occasione, il museo ha un nuovo e moderno allestimento, firmato dall’architetto Fabio Mongelli, con la collaborazione di Bardia Azizi e Alessandro Gori. Un allestimento, questo, che si avvale di colori e materiali di assoluta originalità, di un’esaustiva «premessa-promessa» all’ingresso, di «passeggiate tematiche» che mettono in relazione le opere selezionate e di un raffinato studio illuminotecnico, con sorgenti di led, a basso risparmio energetico, per una miglior visione possibile di quadri e sculture.
E’, così, un vero piacere poter passeggiare tra le sale del museo perugino, il cui ricco patrimonio artistico, con la sua incalzante sequenza di epoche e di stili, è il risultato non solo di donazioni di enti e di privati, ma soprattutto di lavori prodotti dagli accademici che, in qualità di studenti, docenti o collezionisti hanno voluto lasciare un segno tangibile del proprio attaccamento ai ‘colori’ della scuola.
Il primo nucleo della collezione è, infatti, nato contestualmente alla formazione dell'Accademia del Disegno, con la donazione dei calchi in gesso, eseguiti dal perugino Vincenzo Danti, nel 1573, delle sculture michelangiolesche che sottolineano i sarcofagi delle tombe medicee della Sacrestia nuova di San Lorenzo di Firenze: «Aurora», «Giorno», «Crepuscolo», «Notte».
Qualitativamente rilevanti sono le acquisizioni che si hanno tra Sette e Ottocento, sotto la direzione di Baldassarre Orsini, con il lascito del romano Carlo Labruzzi, che invia a Perugia il suo «Torso di Belvedere», e con l’arrivo, nel 1818, dell'imponente «Ercole Farnese», dono del Municipio di Perugia.
Il verbo classico continua a imporsi con la donazione del cardinale Ercole Consalvi, segretario di Stato della Santa Sede, che nel 1822, in segno di ringraziamento per la nomina ad Accademico di onore, dona il «Discobolo», la «Cerere», «Giove», «Urania» e il «Busto del Nilo».
Nel 1836, Francesco Guardabassi cede al museo il suo «Laocoonte». Datano, invece, agli anni Settanta dell’Ottocento l'acquisto dei calchi della cornice esterna per la porta del Paradiso nel Battistero di San Giovanni a Firenze, opera dello scultore Lorenzo Ghiberti, e quello dei calchi robbiani dell'«Assunzione», del «Presepio» e della «Madonna col Bambino», eredità del cavalier Silvestro Friggeri Boldrini. E’, infine, del 1895 l’acquisizione del calco di una porzione del fregio nord della cella del Partenone, conservato al British Museum di Londra.
Capolavoro e simbolo indiscusso della gipsoteca è il gruppo «Le Tre Grazie» di Antonio Canova (replica dell'opera eseguita per il duca di Bedford nel 1815), pervenuta per dono dell’autore nel 1822; dell’artista neoclassico sono anche altre opere donate, nel 1829, da monsignor Sartori e dal cavalier Stecchini: «Il Pugilatore Demosseno», «La danza dei figli di Alcinoo», «L'uccisione di Priamo», «La testa di cavallo per il monumento equestre di Carlo III di Borbone, re di Spagna», ideata nel 1807 e collocata a Napoli, in piazza del Plebiscito.
Nel 1823, la collezione della gipsoteca si arricchisce di un altro capolavoro: il «Pastorello» di Bertel Thorvaldsen, filologico e rigoroso esempio di imitazione dell'antico. Fra i dipinti spiccano, invece, l’«Autoritratto con pappagallo» di Mariano Guardabassi e quadri di Annibale Brugnoli, Domenico Bruschi, Armando Spadini, Mario Mafai, Alberto Burri e Gerardo Dottori: tante piccole perle di un museo che ritorna a far parlare di sé.

Didascalie delle immagini
[figg. 1, 2 e 3] Nuovo allestimento del Museo dell'Accademia di Belle arti di Perugia. © foto di Daniele Paparelli; [fig. 4] Antonio Canova (Possagno 1757 - Venezia 1821), «Le tre grazie»  (part.), 1815 - 1817. 76x100x60 cm; [fig. 5] Mariano Guardabassi (Perugia 1823 - 1880), «Autoritratto con pappagallo», 1855 c..Olio su tela, 88x72 cm.

Informazioni utili
Museo dell'Accademia di Belle arti, piazza San Francesco al Prato, 5 - Perugia. Orari: giovedì-domenica, ore 10.00-13.00 e ore 15.30-18.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 075.5730631. Sito web:www.museoabaperugia.com.

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